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Bolzano

Palermo, armi, droga e gestione illecita di rifiuti: 27 gli arrestati

Le indagini dei carabinieri sono iniziate nel settembre del 2020

Pubblicato il 27 Maggio 2024

Le indagini dei carabinieri sono iniziate nel settembre del 2020.

I carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Palermo, su richiesta della procura nei confronti di 27 persone indagate, a vario titolo, accusati di detenzione e porto abusivo di armi comuni da sparo e clandestine, ricettazione, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, furto ed estorsione.

Il giudice ha disposto il carcere per 17 mentre per 10 sono stati decisi i domiciliari.

Sono stati sequestrati un’area in cui venivano stoccati i rifiuti, un’abitazione e un autocarro di proprietà della ditta incaricata del trasporto del materiale lavorato. L’attività d’indagine è stata condotta dai militari del nucleo operativo della compagnia San Lorenzo e ha consentito di fare luce su quattro piazze di spaccio nei quartieri di San Giovani Apostolo (ex Cep), Borgo Nuovo e Cruillas di Palermo.
Gli indagati avevano, secondo l’accusa, la disponibilità di armi clandestine, ed oltre alla gestione dello spaccio di droga si occupavano del traffico di rifiuti senza alcuna autorizzazione e rubavano decine di auto e furgoni tentando l’estorsione ai proprietari con metodo del “cavallo di ritorno”. Per ogni mezzo la banda chiedeva mille euro per restituirlo.

Le indagini sono iniziate nel settembre del 2020 e fino a marzo 2021, si sono concentrate su un giovane di 34 anni che si trova in carcere dopo aver trascorso un periodo ai domiciliari. Lui avrebbe diretto, secondo i carabinieri l’organizzazione della raccolta dei rifiuti, insieme ad altri 5 indagati. Oltre a stoccare gli oggetti di ferro raccolti in modo illecito, i rifiuti venivano lavorati in un terreno vicino alla sua abitazione abusiva e poi trasportati grazie al titolare di un’azienda il cui titolare è finito ai domiciliari.
L’imprenditore, secondo gli inquirenti, metteva a disposizione i propri mezzi, consentiva la compilazione dei formulari per la successiva vendita a ditte della Sicilia e di altre regioni, impegnate nel campo edile, siderurgico e del trattamento di materiale metallico, con guadagni stimati che potevano arrivare anche a 50mila euro mensili.