Pubblicato il 22 Agosto 2023
In lacrime Christian Maronia, uno dei sette giovani indagati, davanti al gip di Palermo Marco Gaeta.
“Mi sono rovinato la vita. Mi era stato detto che la giovane era d’accordo – ha aggiunto Maronia – Ho anche una fidanzata e non avrei mai fatto una cosa simile. Io non conoscevo la ragazza, non l’avevo mai vista prima”. Nel corso dell’interrogatorio è emerso che Angelo Flores avrebbe mostrato un video: “Si vedeva che lei sarebbe stata disposta a questa esperienza – aggiunge – Ad organizzare tutto è stato Flores”.
In queste ultime ore su TikTok è stato aperto un profilo su Cristian Maronia dove sono stati pubblicati sei video: “Quando tutta Italia ti incolpa per una cosa privata, ma nessuno sa che sei stato trascinato dai tuoi amici”.
E ancora “Non ero in me quando è successo”, sono alcune delle frasi pubblicate nei video comparsi sul social. I video erano già stati confezionati dal diciannovenne che imita nelle posture i cantanti neomelodici e sono ripresi in casa, dal barbiere o in discoteca. In uno pubblicato con l’hashtag #freechristian, chi condivide scrive: “Con che coraggio la gente insulta gli innocenti”.
“Quando subisci uno stupro quel dolore dura per sempre. Ciò che ho scritto e’ stato dettato dalla rabbia”. Intervistato questa mattina da Giorgia Cardinaletti a TG1 Mattina Estate, il cantautore Ermal Meta spiega i suoi tweet di ieri sullo stupro di massa avvenuto a Palermo.
— Ermal Meta (@MetaErmal) August 21, 2023
“Ciò che ho scritto d’istinto è stato dettato dalla rabbia di un libero cittadino. Il dolore non deve essere necessariamente personale per poterlo sentire. Ho conosciuto persone che hanno subito stupri e dopo vent’anni il loro dolore è ancora vivo”.
“Quando compi uno stupro – continua Ermal Meta – l’eco di quel crimine dura per tantissimo tempo. Io non ho conosciuto stupratori che hanno fatto 25 anni di galera, ma ho conosciuto vittime di stupro che hanno fatto 20 anni di psicofarmaci. Non è quella forse una prigione?”.
Alle polemiche sull’aver scatenato l’odio dei social, Ermal Meta risponde: “Io non ho scatenato nessun odio. L’odio viene scatenato da una certa passività. Spesse volte il non interesse su quello che accade viene travestito da una sorta di garantismo, e non può essere più così”.
“È giusto educare – conclude il cantautore – ma è giusto anche punire qualora l’educazione non funzioni. Tutti i giorni incontro persone che esprimono le proprie paure e la più grande paura è diventata quella dell’altro”.