Pubblicato il 22 Settembre 2021
Il Papa a colloquio con i Gesuiti si racconta
Sono “ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene“. Lo ha detto il Papa nel colloquio con i Gesuiti che si è tenuto nel recente viaggio in Slovacchia a proposito del recente intervento chirurgico cui si è sottoposto. “Fare quell’intervento – ha continuato il Pontefice – è stata una decisione che io non volevo prendere: è stato un infermiere a convincermi. Gli infermieri a volte capiscono la situazione più dei medici perchè sono in contatto diretto con i pazienti”.
“Il Papa – nella conversazione pubblicata da Civiltà Cattolica e anticipata da La Stampa – ha parlato anche delle critiche che riceve. “Per esempio, c’è una grande televisione cattolica che continuamente sparla del Papa senza porsi problemi. Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo. Io l’ho anche detto ad alcuni di loro. Sì, ci sono anche chierici che fanno commenti cattivi sul mio conto. A me, a volte, viene a mancare la pazienza, specialmente quando emettono giudizi senza entrare in un vero dialogo. Lì non posso far nulla. Io comunque vado avanti senza entrare nel loro mondo di idee e fantasie. Non voglio entrarci e per questo preferisco predicare”.
Alcune critiche riguardano anche la recente decisione sulla Messa in latino: “Adesso – spiega il Papa – spero che con la decisione di fermare l’automatismo del rito antico si possa tornare alle vere intenzioni di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II. La mia decisione è il frutto di una consultazione con tutti i vescovi del mondo fatta l’anno scorso. Da adesso in poi chi vuole celebrare con il vetus ordo deve chiedere permesso a Roma”.
“La sofferenza della Chiesa in questo momento” è “la tentazione di tornare indietro“, “è una forma di colonizzazione ideologica. Non è un problema davvero universale, ma piuttosto specifico delle Chiese di alcuni Paesi. La vita ci fa paura“, “la libertà ci fa paura. In un mondo che è così condizionato dalle dipendenze e dalla virtualità ci fa paura essere liberi“. Lo ha detto il Papa nell’incontro con i Gesuiti nel recente viaggio in Slovacchia.
“Oggi si torna al passato per cercare sicurezze. Ci dà paura celebrare davanti al popolo di Dio che ci guarda in faccia e ci dice la verità. Ci dà paura andare avanti nelle esperienze pastorali. Penso al lavoro che è stato fatto, padre Spadaro era presente, al Sinodo sulla famiglia per far capire che le coppie in seconda unione non sono già condannate all’inferno – ha sottolineato Papa Francesco. Ci dà paura accompagnare gente con diversità sessuale”, “rigidità” e “clericalismo” sono “due perversioni“.
Per il Papa però “la ideologia del ‘gender’ è pericolosa” perché “è astratta rispetto alla vita concreta di una persona, come se una persona potesse decidere astrattamente a piacimento se e quando essere uomo o donna. L’astrazione per me è sempre un problema. Questo non ha nulla a che fare con la questione omosessuale – ha proseguito il Papa -, però. Se c’è una coppia omosessuale, noi possiamo fare pastorale con loro, andare avanti nell’incontro con Cristo. Quando parlo dell’ideologia, parlo dell’idea, dell’astrazione per cui tutto è possibile, non della vita concreta delle persone e della loro situazione reale”.
Monsignor Jan Babjak, arcivescovo metropolita della città di Presov (Slovacchia) per i cattolici di rito bizantino, è positivo al Covid 19. Lo riferiscono fonti dell’arcidiocesi di Presov. Nel recente viaggio del Pontefice in Slovacchia ha concelebrato con lui il 14 settembre. Babjak, 67 anni, è vaccinato; ora è in quarantena presso la sua abitazione.