Pubblicato il 4 Agosto 2023
Lo dice il Papa in una intervista a Vida Nueva rilasciata prima di partire per Lisbona.
Il Papa assicura che prosegue la sua “offensiva di pace” per l’Ucraina. “Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, sta lavorando intensamente come responsabile dei dialoghi. È già andato a Kiev, dove si mantiene l’idea della vittoria senza optare per la mediazione. È stato anche a Mosca, dove ha trovato un atteggiamento che potremmo definire diplomatico da parte della Russia. Il progresso più significativo che è stato realizzato riguarda il ritorno dei bambini ucraini nel loro paese. Stiamo facendo tutto ciò che è in nostro potere per garantire che ogni membro della famiglia che chiede il ritorno dei propri figli possa farlo. Per questo, sto pensando di nominare un rappresentante permanente che faccia da ponte tra le autorità russe e ucraine. Per me, in mezzo al dolore della guerra, è un grande passo”.
“Dopo la visita del cardinale Zuppi a Washington, la prossima tappa prevista è Pechino, perché entrambe detengono anche la chiave per abbassare la tensione del conflitto. Tutte queste iniziative sono ciò che io chiamo ‘un’offensiva per la pace’. Inoltre, per novembre, prima che si tenga a Dubai il Summit sul clima delle Nazioni Unite, stiamo organizzando un incontro di pace con i leader religiosi ad Abu Dhabi. Il cardinale Pietro Parolin sta coordinando questa iniziativa, che vuole svolgersi fuori dal Vaticano, in un territorio neutrale che invita tutti all’incontro”, aggiunge.
Papa Francesco è convinto che “non sono maturi i tempi per un Concilio Vaticano III. E non è nemmeno necessario in questo momento, dal momento che non è ancora stato avviato il Vaticano II”. Lo dice alla rivista ‘Vida Nueva’, in una intervista rilasciata prima di partire per Lisbona. Torna poi sulla sua elezione con una battuta: “Sono un vittima dello Spirito Santo”. Sulle riforme ammette: “Non ho ancora osato porre fine alla cultura di corte in Curia”. In ogni caso, afferma che “non possiamo riformare la Chiesa senza il Vangelo”. Si dice infine “preoccupato per la rigidità” in alcuni settori ecclesiali.
La giornata del pontefice
Questa mattina, prima di lasciare la Nunziatura, Papa Francesco ha incontrato brevemente una signora di 106 anni, Maria da Conceição Brito Mendonça, nata il giorno delle apparizioni di Fatima, il 13 maggio 1917, e la giovane Edna Pina Lopes Rodrigues, che soffre di una grave malattia e alla quale il Papa aveva inviato un messaggio di affetto e di preghiera nel giugno scorso.
Il Papa è arrivato al Parque Vasco de Gama dove confesserà tre giovani pellegrini della Gmg: un ragazzo spagnolo di 21 anni, una ragazza guatemalteca di 33 e un italiano di 19 anni. Nel parco sono allestiti 150 confessionali che sono stati costruiti dai detenuti con materiale riciclato e riciclabile. Sono fatti in modo da essere accessibili anche ai disabili. Più tardi il pontefice pranzerà con i giovani nella Nunziatura Apostolica.
Lo sottolinea il Papa nel discorso che aveva preparato e ha consegnato nella visita di una parrocchia di periferia a Lisbona, nel quartiere di Serafina che ha visto una rinascita, dalle baracche e dal disagio oggi guarda al futuro grazie ad un Centro di solidarietà.
“Tutti siamo fragili e bisognosi, ma lo sguardo di compassione del Vangelo ci porta a vedere le necessità di chi ha più bisogno. E a servire i poveri, i prediletti di Dio che si è fatto povero per noi: gli esclusi, gli emarginati, gli scartati, i piccoli, gli indifesi. Sono loro il tesoro della Chiesa, sono i preferiti di Dio! E, tra di loro – indica nel discorso Papa Francesco -, ricordiamoci di non fare differenze. Per un cristiano, infatti, non ci sono preferenze di fronte a chi bussa bisognoso alla porta: connazionali o stranieri, appartenenti a un gruppo o ad un altro, giovani o anziani, simpatici o antipatici”.
Poi il Papa ricorda nel testo la storia di un giovane portoghese, Giovanni Ciudad. Per la Chiesa è San Giovanni di Dio che fondò i Fratelli Ospedalieri. Dal suo motto – “Fate del bene fratelli” – l’ospedale romano “Fatebenefratelli”.
“Che bel nome, che insegnamento importante!”, commenta il Papa. La chiesa e il Centro Social Paroquial São Vicente de Paulo, visitati questa mattina dal Papa, si trovano nel cuore del quartiere periferico e problematico di Serafina, a Lisbona.
Il Centro, sorto dove prima c’erano baracche e persone che vivevano sostanzialmente abbandonate, impiega circa 170 persone che, nelle più diverse funzioni, si occupano, tra le altre cose, di un asilo nido, di una scuola per l’infanzia, delle attività per il tempo libero dei bambini e dei ragazzi, di una casa di riposo per anziani, di un centro diurno per anziani e disabili e del sostegno domiciliare.
La parrocchia è stata istituita il 25 marzo 1959 dal cardinale patriarca Dom Manuel Gonçalves Cerejeira e affidata ai Padri Missionari della Consolata insieme a quelli di Santo António de Campolide.
Il Papa, arrivato al centro parrocchiale del quartiere Serafina di Lisbona, aveva cominciato a leggere il discorso preparato.
Poi si è fermato: “Sono tante le cose che vorrei dirvi ma non stanno funzionando gli occhiali”, forse a causa dei riflettori posizionati male, “e non posso leggere bene, non posso sforzare la vista…”.
Allora ha consegnato il discorso e ha aggiunto qualche frase a braccio chiedendo sostanzialmente quale deve essere l’impegno di un cristiano nei confronti della povertà: “Mi fa schifo la povertà degli altri? Cerco la vita distillata che non esiste? Quante vite distillate inutili”, “tante vite che non lasciano traccia” e invece “questa è una realtà che lascia traccia perché vi sporcate le mani”, ha detto rivolgendosi agli operatori del centro parrocchiale di Serafina.