Novità importanti sull’incidente che ha provocato la morte di Ramy Elgaml, il 19enne morto il 24 novembre durante un inseguimento dei carabinieri. Ha parlato per la prima volta Fares Bouzidi, il 22enne alla guida dello scooter che si è risvegliato dopo alcuni giorni di coma, il quale ha fornito la sua versione. “Non ho perso io il controllo, ho sentito questa botta, un urto, questa spinta forte da dietro, poi siamo volati via – ha detto – questo mi ricordo e ricordo di essermi risvegliato in ospedale”.
Come riferito dall’Ansa, la versione di Fares Bouzidi coinciderebbe con quella di un testimone oculare, che pure avrebbe parlato di un impatto. Maggiori informazioni arriveranno dalla consulenza cinematica sull’incidente, i cui risultati arriveranno comunque non prima di febbraio 2025.
Il 22enne è stato interrogato per almeno 2 ore dalla gip Marta Pollicino, che ha disposto per lui gli arresti domiciliari per resistenza a pubblico ufficiale. Fares ha inoltre aggiunto che “non c’è stato un alt dei carabinieri. Sono scappato sì, ma non da un alt, ho incrociato la macchina, avevo paura perché non avevo la patente e sono scappato e loro sono venuti dietro. Ho accelerato e loro ancora dietro, avevo l’ansia perché ero senza patente, poi c’è stato l’urto, la botta, la spinta da dietro”.
La versione di Bouzidi sembra non coincidere con quella dei 4 carabinieri che hanno firmato il verbale d’arresto, i quali hanno scritto che dopo aver notato l’atteggiamento “sospetto” del “conducente del motociclo”, la “pattuglia” con due militari a bordo “si indirizzava verso i due sospettati” ai quali “una volta raggiunti, veniva intimato l’alt”, ignorato. Secondo il verbale, come riportato dall’Ansa, non ci sarebbe stato alcun impatto, ma si specifica che dopo 8 km di inseguimento lo scooter “effettuava improvvisa manovra di svolta a sinistra e scivolava scarrocciando”.
Il 22enne, come ribadito anche dai legali, ha invece detto che “istintivamente stava andando verso casa” e che è stata quella “spinta” a “farlo volare via”. Ha poi aggiunto che durante la “corsa speravo di poter rallentare, fermarmi per permettere a Ramy di scendere ma non ce l’ho fatta, non mi ero accorto nemmeno che avesse perso il casco”. Ha detto che avevano trascorso una “serata normale, di divertimento”. Come riportato dai suoi avvocati il ragazzo non ha saputo dire “se ci siano stati altri urti prima, non ha saputo ricostruire con certezza, lui si ricorda l’ultima botta da dietro, la spinta forte in avanti, che ce ne siano stati altri può essere o non essere, non ricorda”.
Intanto i 6 carabinieri delle tre auto giunte sul luogo dell’incidente sono stati perquisiti nei giorni scorsi e due di loro sono indagati per depistaggio e favoreggiamento. Da valutare la testimonianza di una persona che avrebbe parlato di uno scontro tra l’auto dei carabinieri e lo scooter dei due ragazzi, e della possibilità che Ramy sia finito sotto l’auto dei militari vicino al palo di un semaforo. Potrebbe essere un testimone chiave poiché, sempre secondo quanto riportato dall’Ansa, avrebbe detto che i carabinieri gli avrebbero imposto di cancellare un video. Accuse pesanti che naturalmente dovranno essere dimostrate
Proseguono le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo e per fare piena luce sull’incidente è stato nominato un esperto informatico per le analisi del telefono del testimone, e anche sui dispositivi dei carabinieri coinvolti. L’ingegnere Domenico Romaniello è stato incaricato di ricostruire la dinamica dell’incidente, mentre l’avvocato della famiglia di Ramy ha nominato un proprio consulente.
Intanto gli avvocati di Bouzidi hanno chiesto la revoca della misura per il loro assistito, poiché dopo il ricovero in ospedale e la convalescenza al momento è costretto a muoversi con le stampelle. Il giovane è indagato anche per omicidio stradale, così come il carabiniere che era alla guida dell’auto che inseguiva lo scooter.
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