Pubblicato il 15 Marzo 2021
Il DPCM in vigore dal 6 marzo al 6 aprile ha portato ulteriore modifiche per quanto riguarda l’apertura di parrucchieri e barbieri: tali servizi erano rimasti chiusi nel primo lockdown (marzo-maggio) ma aperti durante la seconda ondata, da novembre in poi. Ora invece, non solo i centri estetici, ma anche i parrucchieri e i barbieri rimarranno chiusi in zona rossa.
“Come settore ci siamo attrezzati con investimenti importanti, come ad esempio visiere, distanziamento, pannelli separatori, revisione degli spazi etc. Inoltre il nostro tipo di servizio non comporta assembramenti essendo soggetto al rapporto 1:1, con un cliente alla volta servito da un operatore. Cambiare idea ora non fa altro che aumentare ulteriormente l’incertezza, rendendo ancora più difficile la programmazione economica, delle assunzioni e degli investimenti”
A commentare le nuove regole sono Michele Callegari e Niccolò Bencini, co-fondatore di Barberino’s, la catena di barbershop con 10 saloni in Italia (a Roma è in zona Prati, ndr), e-shop e scuola di barberia.
“In termini di ristori, abbiamo ricevuto: il 60% di credito d’imposta per l’affitto del locale per i mesi di marzo, aprile e maggio, un ristoro pari al 10% del fatturato perso per il solo mese di Aprile 2020, mentre nulla per gli altri mesi; la cassa integrazione per i dipendenti, che continua ad essere valida ma che arriva con notevole ritardo. Lo Stato però – continuano Callegari e Bencini – non ha considerato tutti gli altri costi ancillari di un’attività retail, quali ad esempio assicurazioni, costi fissi come utenze, etc”.
In questo contesto di incertezza, Barberino’s ha comunque cercato non soltanto di mantenere la business continuity, ma anche di supportare i propri dipendenti, partendo dall’anticipare la cassa integrazione a chi tra i dipendenti ne aveva veramente bisogno e dalla rinegoziazione degli affitti dei negozi con quasi tutti gli affittuari.
Dall’inizio della pandemia, nonostante le difficoltà, Barberino’s ha aperto 4 nuovi punti vendita, assunto 10 persone e ha concluso con successo una campagna di equity crowdfunding da 1.25 milioni di euro, sottoscritta da investitori qualificati ma soprattutto da gran parte della community tra cui fornitori, dipendenti e clienti. Di fatto, Barberino’s ha potuto sostenersi non tanto grazie allo Stato quanto al supporto ricevuto da parte della sua nutrita community. In generale, i clienti hanno dimostrato una forte fidelizzazione e hanno continuato a comprare gli e-voucher sostenendo il brand nei mesi di lockdown.
Ora, nonostante le nuove chiusure imposte in zona rossa, Barberino’s si propone comunque di rimanere vicino alla propria community: i clienti potranno acquistare online voucher sui servizi, da riscuotere quando i saloni riapriranno, ma anche restare in contatto con i barbieri di Barberino’s sui social, dove con pillole video daranno consigli di stile, o prenotando consulenze in diretta su Zoom. Inoltre, rimarranno attive le promozioni sull’eshop di Barberino’s, che negli ultimi mesi ha registrato una crescita del 70% rispetto all’anno precedente.
“Gran parte dei traguardi raggiunti in questi mesi sono stati quindi possibili grazie alla comunità e ai privati, non allo Stato. Noi fondatori ad esempio abbiamo deciso di non pagarci lo stipendio nei mesi di lockdown senza poter contare su nessun sussidio (escluso per gli amministratori anche di piccole srl come la nostra). Siamo molto orgogliosi – concludono Callegari e Bencini – sia della nostra community che del nostro team: dipendenti, fornitori e clienti, tutti insieme hanno contribuito e fatto squadra”.