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Pensionato accoltellato a Novara, la colf: “mi molestava”

Pubblicato il 25 Novembre 2021

Sono non poche le ombre sul recente fatto di cronaca che ha visto protagonista Antonio Amicucci, per tutti “Tonino”, il pensionato di 68 anni ucciso ieri, 24 novembre, a Novara. Un omicidio avvenuto nella casa ATC di via Andoardi, dove risiedeva. Ammazzato in casa, con un gran numero di coltellate da Mide Andreu, 51 anni, che da ormai 3 anni lo aiutava nelle faccende domestiche.

A scatenare la reazione della donna, di origine albanese e residente poco distante dal luogo del delitto, sarebbe stato un tentativo di molestia. L’ultimo dei tanti. Sì, perché pare che quelle molestie andassero avanti ormai da tempo. E ieri mattina Mide, sposata e con figli, non ha più retto.

Lei stessa, dopo averlo accoltellato, è corsa da una vicina e ha chiamato i soccorsi e confessato l’omicidio.

La dinamica dell’omicidio di Novara

Il dramma si è svolto nel giro di pochi minuti in quell’alloggio ATC, al civico 1 di via Andoardi dove Antonio Amicucci abitava. Il fatto sarebbe avvenuto intorno alle 10,45: la colf, Mide, sta lavando i piatti, quando il pensionato avanza l’ennesima molestia. L’ultima di tante.

Mide Andreu non regge più, si scaglia contro di lui con un coltello da cucina e lo colpisce diverse volte. Lui, uomo esile e già gravato da diversi problemi di salute, non riesce a difendersi e cade a terra. Le coltellate inferte dalla donna sono molte, ma praticamente tutte superficiali: qualcuna però va in profondità e buca il petto del Amicucci, che giace ora riverso sul pavimento della cucina.

Presa dal panico e con i vestiti insanguinati, la colf esce di corsa dall’appartamento, chiude la porta a chiave e va a bussare ad una vicina. E mentre da lì parte la chiamata ai soccorritori del 118, dall’appartamento il pensionato, ancora riverso sul pavimento, riesce ad afferrare il telefono e chiamare il 112.

In pochi minuti, carabinieri e ambulanza arrivano sul posto, ma per i soccorritori c’è poco da fare: il pensionato è già morto. In casa c’è ancora il suo cane, un pastore maremmano, che a suo modo cerca di far capire che qualcosa non va.

Mide, con ancora il grembiule sporco di sangue, viene caricata in auto dai militari e portata in caserma. Sul posto intanto arrivano i Ris, che effettuano i rilievi. Nel pomeriggio l’interrogatorio con il pm Giovanni Castellani e la confessione. Viene confermato il fermo con un’accusa pesante: omicidio volontario.

Le indagini

A poche ore del delitto emergono ulteriori dettagli sulla vicenda. A sostegno della versione fornita della colf c’è il passato di Amicucci, costellato di reati contro la persona. E, nonostante fosse malato da tempo, pare che quella volta a settimana in cui Mide Andreu si recava nel suo appartamento per le faccende domestiche, fosse diventato un costante appuntamento per avanzare apprezzamenti non richiesti.

Tutto sembra confermare per ora la versione fornita dalla donna, anche se la situazione è ancora al vaglio degli investigatori. Lei, al momento, resta in carcere con l’accusa di omicidio.

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