Con l’intervento del 2023/24 le pensioni minime quest’anno erano arrivate a 614,77 euro, ma il Governo starebbe pensando di dare un ulteriore incremento in aggiunta alla rivalutazione rispetto all’inflazione che dovrebbe essere dell’1%, portandole ad oltre 621 euro.
Nel 2024 le pensioni minime, con un valore pari o inferiore al trattamento minimo Inps che equivale a 598,61 euro, sono state aumentate del 2,7% fino a 614,77 euro. Tuttavia questa misura è in scadenza e il Governo non vorrebbe limitarsi a riconfermarla, ma anche a migliorarla con l’introduzione di un minibonus.
Il Governo sta studiando delle soluzioni per incentivare le persone a restare al lavoro, pur avendo i requisiti per la pensione anticipata. Il cosiddetto Bonus Maroni prevede di chiedere in busta paga la propria quota di contributi, il 91,9% della retribuzione a carico del lavoratore, ma la soluzione è risultata poco appetibile poiché solo poche centinaia di persone hanno deciso di continuare a lavorare.
Il Governo sta quindi studiando delle alternative e, da quanto si apprende, starebbe pensando ad un’esenzione fiscale per i contributi o ad una riduzione delle tasse. Un’altra soluzione in fase di valutazione è il mantenimento della quota di pensione per chi decide di restare al lavoro pur avendo i requisiti per andare in pensione, considerando una contribuzione figurativa per la parte in busta paga.
Un’opzione che sarebbe accessibile non solo per chi ha i requisiti per Quota 103, ma anche per chi ha maturato 42 anni e 10 mesi di contributi. Pochi lavoratori, a causa della scarsa appetibilità fiscale ed economica, hanno deciso di fruire del bonus che prevede il versamento dei contributi nella busta paga in cambio della rinuncia dell’accredito dei contributi sul proprio montante, sui quali sarà poi calcolata la pensione. Nel 2024 è possibile richiedere questo bonus dal 2 agosto, dopo i 7 mesi di finestra mobile previsti per chi decide di uscire con quota 103, e dal 2 ottobre per i lavoratori pubblici.
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