Pubblicato il 27 Giugno 2020
I modi per sfuggire alla vita sono tanti quanti sono i modi per starci in equilibrio. Spesso il tentativo di far fronte alle nostre miserie senza mezzi ci riporta al punto di partenza, continuamente. E ogni volta è peggio. Più stanchi, più poveri. Più soli.
È quello che accade a circa un milione e mezzo di persone, i cosiddetti giocatori d’azzardo patologici. Il GAP, o gioco d’azzardo patologico, è una categoria diagnostica presente nei manuali psichiatrici. È una sindrome, una malattia. Porta via decine di miliardi di euro all’anno. Rientra nelle dipendenze, ma facciamo dei distinguo. Addiction è il meccanismo psichico che lega il paziente ai suoi comportamenti perché quei comportamenti agiscono sui meccanismi della gratificazione.
Dependance è la dipendenza fisica, la crisi di un organismo di carne e sangue. La dipendenza dal gioco travalica il bisogno di vincere denaro. È il gesto in sé che rende euforico il giocatore e lo porta in fuga dal mondo. Il giocatore è preda di pensieri ossessivi, non di soldi o debiti. Quelli, ahimè, vengono dopo. Un caro amico, che per un periodo è stato frequentatore di sale da gioco, mi riportò un aneddoto che non dimenticherò mai: un vecchio, assiduo giocatore d’ippica, un giorno lo avvicinò e gli disse: “Giovanotto, ma te almeno lo sai cosa mangiano i cavalli?”. Lui risponde: “Certo, lo so! L’avena, l’orzo…”. Il vecchio lo guarda, scuote la testa e gli dice: “Le case mangiano! Le macchine, i conti corrente, i Rolex…”. Di fatto, rovinarsi con famiglia al seguito è questione di settimane, ma dipende dal punto di partenza.
Il giocatore d’azzardo patologico ha quattro problemi. Subisce le alterazioni psicologiche e fisiologiche di tutte le dipendenze. Soffre una situazione che gli sfugge di mano alla velocità della luce senza che lui possa arginarla. Patisce sequele e sintomi invalidanti e in ultimo, ma non per importanza, è vittima delle cause che lo hanno portato fino a lì (la vita da cui tenta di fuggire). Aggiungere a questo mattatoio pure la dipendenza da web (visto che molte Video Lottery funzionano on line) è un attimo.
Ma non è finita qui. Per i meno dotati (o meno furbi, fate voi) c’è in menù la cosiddetta “fallacia del giocatore d’azzardo”, un meccanismo su cui marciano un po’ tutte le ricevitorie del lotto. Un esempio? Tutti abbiamo visto annunci del tipo “Il 36 ritardatario da cinquanta estrazioni!”. Ecco, la gente gioca più volentieri il 36 e aumenta le poste, perché non calcola affatto che a ogni maledetta estrazione la probabilità che esca il 36 è una su novanta. Ogni maledetta volta!
C’è dell’altro. Nei casi peggiori si verifica pure una perdita di contatto con la realtà e con se stessi chiamata “trance dissociativa da videoterminale”. Il giocatore che cerca la fuga dal mondo crudele ha raggiunto il suo scopo. Non sa più dov’è, non sa più che giorno è. Non sa più chi è. Il giocatore è finito dentro il gioco, come in eXistenz, il film di D. Cronenberg.
Potremmo chiamarla beatitudine al contrario.
Dott. Pier Paolo Giusti psicologo e psicoterapeuta