Dalle battaglie alle gare poetiche, scopriamo la storia di una delle piante aromatiche più diffuse in Sicilia.
Una delle prime immagini rievocate dall’alloro è senza dubbio la corona dei poeti, in particolare di Dante Alighieri. Infatti l’alloro, il cui nome scientifico è ”Laurus nobilis”, dall’antichità al Medioevo venne utilizzato come simbolo di vittoria nel campo della poesia.
Il ”laurus nobilis” cresce spontaneamente lungo le zone costiere del Mar Mediterraneo e, in Sicilia, è considerato molto importante. Tutti sicuramente penseranno alla famosissima ”acqua e alloro” preparata dalla nonna contro il mal di pancia.
L’alloro si trova nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT) del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, come prodotto tipico siciliano, è infatti una delle piante officinali più diffuse sull’Isola.
È dunque molto utilizzato nella cucina siciliana, a partire dall’infuso ”della nonna”, con le foglie essiccate o fresche, con l’aggiunta di succo di limone e un po’ di zucchero. La pianta ha anche altre qualità benefiche: è decongestionante, diuretica, rilassante, e può essere utilizzata come sciroppo naturale contro la tosse e il mal di gola. È una sorta di panacea per ogni malanno che nemmeno l’elisir di lunga vita.
Chiaramente l’alloro è utilizzato anche per insaporire tanti tipi di piatti: carne, pesce, zuppe, prodotti sott’olio. Dalle bacche si può ricavare un olio aromatico, l’olio laurino, ingrediente indispensabile per realizzare l’antichissimo sapone di Aleppo. Le foglie di alloro possono fungere da segnalibro e allontanano le tarme dai libri.
Oltre ad avere tante qualità benefiche, l’alloro è anche un repellente per gli insetti: basta porre un bicchiere di acqua bollente con delle foglie essiccate davanti alle finestre o alle porte e i piccoli animali non si avvicineranno, a causa dell’odore sgradevole.
Nella mitologia greco-romana l’alloro era considerato sacro e simboleggiava la sapienza e la gloria: una corona di alloro cingeva la fronte dei vincitori nei Giochi pitici, nei campi di battaglia e nelle gare poetiche. Per questo motivo la pianta porta con sé, passando per il Medioevo fino ai giorni nostri, la sfumatura simbolica della vittoria, del trionfo e della fama.
Il lauro era inoltre sacro ad Apollo, dio del Sole, della musica, della poesia, della profezia e delle arti mediche. La sua amata, la ninfa Dafne, era stata trasformata in alloro e pertanto Apollo portava la pianta sempre con sé. Anche Petrarca utilizza spesso la figura dell’alloro nel suo Canzoniere, a partire dal nome della donna amata, ”Laura”.
La sfumatura simbolica della vittoria rimane oggi nell’utilizzo della corona che accompagna i neolaureati. Peraltro il termine ”laurea” deriva dal latino ”laurus” che significa ”alloro”, ma anche, in senso figurato, ”vittoria”.
In definitiva, quelle foglie che fin da piccoli siamo abituati a gustare essiccate o a intravedere tra le pagine dei libri, appartengono a una pianta dagli innumerevoli usi e dal nobile significato, che è bene custodire e tramandare.
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