Un’altra giornata di fibrillazione per i mercati: dopo un’apertura già in calo Wall Street peggiora. Il Dow Jones perde il 3,03% a 39.291,86 punti, il Nasdaq cede il 3,80% a 15.927,69 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 3,45% a 5.223,37 punti.
Il Vix, l’indice della volatilità e della paura a Wall Street, vola sopra quota 40, ai massimi intraday da agosto, riflettendo le tensioni sui mercati innescate dai dazi di Donald Trump.
Le Borse europee affondano dopo la decisione della Cina di imporre tariffe aggiuntive del 34% sui prodotti statunitensi a partire dal 10 aprile, e il ricordo al Wto contro le tariffe americane. Sui mercati si ampliano i timori che una guerra commerciale porterà ad un balzo dell’inflazione e ad una recessione globale. Uno scenario che provoca un forte calo di petrolio e gas e dei rendimenti dei titoli di Stato.
Lo stoxx 600 lascia sul terreno il 4,4%. Maglia nera Milano (-7,2%). In forte calo anche Madrid (-5,9%), Francoforte (-4,9%), Parigi (-4,3%), Londra (-3,9%). I future di Wall Street peggiorano, profilandosi un avvio di seduta difficile.
In netto calo il petrolio. Il Wti cede il 6,7% a 62,53 dollari al barile. Il Brent lascia sul terreno il 6,2% a 65,81 dollari. Il prezzo del gas è in flessione del 7,4% a 36,30 euro al megawattora. Sul fronte dei titoli di Stato lo spread tra Btp e Bund si attesta a 121 punti, con il rendimento del decennale italiano al 3,72%. L’euro è poco mosso a 1,1046 sul dollaro.
La Borsa di Milano prosegue in profondo rosso, in linea con gli altri listi europei. L’indice Ftse Mib cede il 7,5% bruciando, a metà seduta, già 61 miliardi di capitalizzazione.
A Piazza Affari il conto sono le banche. Mps, Banco Bpm e Popolare di Sondrio che perdono oltre l’11%. Pesanti anche Unicredit e Mediolanum (-10%), Mediobanca e Intesa (-9%).
Nel listino principale sono in profondo rosso Iveco (-11,8%), Leonardo (-11,4%), Azimut (-11,3%). Soffrono Stellantis (-8%) e Tim (-7,6%). In controtendenza Diasorin (+3,6%) e Amplifon (+0,7%).
L’indice Ftse Mib che in giornata ha toccato una flessione di oltre il 7,5%, si è registrato un calo come nel giorno dell’attacco alle Torri Gemelle l’11 settembre 2001. L’indice ha registrato negli anni le dieci sedute peggiori: il 24 giugno del 2016, in occasione del post referendum della Brexit, il listino ha registrato un calo del 12,48%. Il 6 ottobre 2008, con il fallimento Lehman Brothers, la flessione è stata dell’8,24%. In occasione dell’attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono, il calo fu del 7,57%.
La Borsa di Tokyo accentua la fase di contrazione e termina l’ultima seduta della settimana in pesante calo, in scia alla correzione del mercato azionario Usa, in reazione all’entrata in vigore dei dazi voluti dall’amministrazione Trump, e i timori di una escalation a livello globale a causa di possibili ritorsioni. Il listino di riferimento Nikkei si assesta ai minimi in 8 mesi, con un meno 2,75%, a quota 33.780,58, e una perdita di 955 punti.
La Borsa di Mosca ha guadagnato il 2,04% nei primi scambi di giornata, per poi assestarsi su un +1,76% rispetto a ieri. Lo riporta l’agenzia di stampa russa Tass.
Nella lista di paesi colpiti dai nuovi dazi annunciati dal presidente americano Donald Trump la Russia non figura (al pari di Cuba, Bielorussia e Corea del Nord). Mosca è stata esclusa dalle tariffe perché le sanzioni Usa per la guerra in Ucraina “precludono già qualsiasi scambio commerciale significativo” con la Russia, ha spiegato la Casa Bianca. Fonte Ansa
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