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Pillole anticovid disponibili in Italia ma rischio inutilizzo: ecco perché

Pubblicato il 10 Febbraio 2022

Da poco disponibili anche in Italia, le pillole anti-Covid di Merck e Pfizer (Molnupiravir e Paxlovid) rischiano di restare parzialmente inutilizzate a causa dell’iter previsto per la somministrazione

Da poco disponibili anche in Italia, le pillole anti-Covid di Merck e Pfizer (Molnupiravir e Paxlovid) rischiano di restare parzialmente inutilizzate a causa dell’iter previsto per la somministrazione. È quanto lamentano i medici, che definiscono complesso ed eccessivamente lunga la procedura per l’utilizzo degli antivirali orali contro il virus sars Cov-II

Le pillole anti-Covid di Merck e Pfizer vanno infatti somministrate in tempi brevi, entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi, e possono essere assunte a casa ma su prescrizione degli specialisti ospedalieri e dietro indicazione del medico di base. Inoltre, sono distribuite solo nelle farmacie degli ospedali, centri di riferimento. Tutto questo può rendere difficile rispettare i tempi stretti richiesti, tanto che l‘Ordine dei medici chiede una semplificazione e attende la convocazione di un tavolo con l‘Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

pillole anticovid
Una delle due pillole anticovid presenti in Italia, Paxlovid di Pfizer- FONTE

Il pericolo è che i pazienti che rientrano nelle categorie previste per gli antivirali orali – in caso di malattia lieve-moderata ma con specifici fattori di rischio per lo sviluppo di Covid-19 severo – non facciano materialmente in tempo a ottenere il farmaco entro i 3 o massimo 5 giorni previsti dall’inizio dei sintomi. Sono farmaci sui quali “ci sono grandi aspettative, ma poiché sono stati approvati in emergenza, una regola prevede che non possano essere prescritti dai medici di famiglia”, spiega il virologo Francesco Broccolo, dell’università di Milano Bicocca.

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In sostanza se i medici di famiglia non sono abilitati a prescrivere questi farmaci per uso orale, peraltro di gestione non più difficile di altri, “si rischia di non far scendere il numero di decessi, oltre che far scadere i farmaci”.

Broccolo rileva che sono 600.000 i cicli del farmaco Pfizer acquistati dall’Italia, dei quali 11.200 sono arrivati e sono stati distribuiti nelle farmacie ospedaliere di diverse regioni; si tratta di una “spesa notevole, considerando che ogni ciclo di cura, della durata di 5 giorni, costa 700 dollari, ma se non si sblocca la regola si rischia che un simile investimento non possa riuscire a ridurre il numero dei decessi”.

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Una criticità, questa, evidenziata anche dal presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, secondo il quale “è necessario semplificare l’iter per l’accesso agli antivirali orali, perché la procedura attuale ritarda molto i tempi”. Per questo, afferma, “chiediamo che sia resa possibile la prescrizione anche da parte del medico di base e soprattutto che le pillole possano essere distribuite anche nelle farmacie distrettuali delle asl e non solo in quelle ospedaliere. Abbiamo fatto presenti queste richieste all’Aifa e aspettiamo ora la convocazione di un tavolo. Il problema vero – conclude – è rendere questi farmaci più facilmente reperibili sul territorio”.

 In Italia, fino al 3 febbraio, secondo l’ultimo report dell’Aifa, sono stati 4.117 i pazienti che hanno ricevuto una prescrizione di molnupiravir. Non sono invece ancora disponibili i dati relativi a Paxlovid, farmaco arrivato nel nostro Paese solo pochi giorni fa.