A Panama un uomo armato ha freddato due attivisti durante una delle proteste nel Paese contro una concessione mineraria assegnata alla compagnia canadese First Quantum Minerals. La drammatica aggressione è stata ripresa dai telegiornali locali: si vede chiaramente l’uomo che chiede insistentemente di passare.
Il suo nome è Kenneth Darlington, ha 77 anni ed è avvocato in pensione e professore universitario. Quando si rende conto che la sua richiesta non verrà esaudita, tira fuori dalla tasca destra una pistola.
Come si può osservare dai video e dalle fotografie diffuse, l’aggressore è sceso dalla propria automobile davanti alla barricata che bloccava il traffico a Chame, lungo l’autostrada Panamericana. Dopo aver discusso animatamente con alcuni manifestanti che non volevano farlo passare, ha estratto una rivoltella e ha fatto esplodere alcuni colpi, uccidendo due persone.
Il giornale locale “La Prensa” precisa che sono morti un insegnante e il marito di un’altra docente: uno è deceduto sul posto e il secondo in ospedale. La polizia ha arrestato l’uomo che ha sparato. L’episodio di violenza, scrive la Cnn, è il più grave a cui abbia assistito Panama dall’epoca delle proteste di massa contro la dittatura di Manuel Noriega negli anni ’80.
Da ormai due settimane l’autostrada Panamericana è teatro di blocchi stradali da parte di manifestanti, i quali chiedono a gran voce la revoca del contratto con cui il governo ha prorogato la concessione per vent’anni alla Minera Panamá – che è una filiale della canadese First Quantum Minerals – di una miniera di rame a cielo aperto, circondata dalla foresta pluviale. Questa miniera, dalla quale si estrarrebbe un componente chiave delle batterie delle auto elettriche, si troverebbe in una zona considerata un santuario ambientale.
Il Parlamento aveva esaminato la questione anche grazie a un disegno di legge, poi approvato, per la sospensione a tempo indeterminato delle licenze di sfruttamento del patrimonio minerario nazionale. Tuttavia la stessa sede parlamentare ha poi optato per attendere una sentenza della Corte Suprema in materia. Un gesto che ha spinto molti dei dimostranti a continuare le loro proteste.
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