Nei giorni scorsi ha fatto parlare molto di sé l’apertura a Catania di una sinagoga dopo oltre 500 di assenza nel territorio del capoluogo etneo. L’apertura è avvenuta nel pomeriggio di venerdì 28 ottobre nell’ultimo piano del Castello Leucatia, nella zona nord della città, con la celebrazione di una festa per l’arrivo del Sefer Torah, il testo sacro degli ebrei cacciati dalla Sicilia da parte dei sovrani cattolici spagnoli Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona.
L’iniziativa ha sicuramente rappresentato un grande esempio di integrazione religiosa oltre che etnica all’interno del capoluogo etneo, peraltro in un luogo eretto nei primi del ‘900 da parte di un commerciante di origine ebraica, ma al contempo non è stata immune da polemiche. La costituzione della Comunità Ebraica di Catania è stata infatti contestata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei), in quanto non era stata presentata in precedenza alcuna richiesta per la sua costituzione.
Un elemento quest’ultimo che, secondo l’Ucei, non autorizza la Comunità Ebraica di Catania ad appropriarsi della stessa nomenclatura di Comunità Ebraica o a costituire una comunità che prima non esisteva, commettendo così una presunta violazione. Il segretario della Comunità Ebraica di Catania, l’avvocato Baruch Triolo, ha detto a noi telefonicamente come l’Ucei non possa arrogarsi un diritto che gli appartiene e come questo evento abbia avuto una risonanza nazionale.
“Abbiamo aperto la sinagoga a Catania – ha detto Triolo – e l’Ucei si arroga diritti che non ha perché un’associazione privata. Abbiamo avuto il bene placet sia del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di quello del Senato Ignazio La Russa, che sono stati invitati, ma che purtroppo hanno declinato l’invito per impegni personali. Noi non aderiamo all’Ucei, che non può sottoporci ad alcuna coercizione. La nuova struttura che abbiamo inaugurato venerdì pomeriggio dispone di tre rabini, uno italiano, uno israeliano e uno di Washington, ed è un vero e proprio luogo di studio della nostra religione. Adesso stiamo programmando le prossime iniziative, sia rituali che di altri tipi. La nostra è un’ulteriore dimostrazione di integrazione religiosa a Catania, senza fare i paragoni con altre comunità, nel segno del rispetto e della tolleranza”.
Fonte immagine: Google Maps
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