Pubblicato il 1 Aprile 2021
Parliamo di parità di genere. Oggi si celebrano i 40 anni dalla promulgazione delle legge numero 121 recante “Nuovo ordinamento dell’amministrazione di Pubblica sicurezza” che ha determinato la trasformazione del corpo delle guardie di Pubblica sicurezza e del corpo di Polizia femminile in un corpo a ordinamento civile: la Polizia di Stato. Con la suddetta riforma sono state introdotte importanti innovazioni che hanno ridisegnato l’intero assetto dell’Amministrazione rendendola più moderna, dinamica e caratterizzata da una forte identità civile, votata al servizio della comunità. Un cambiamento che ha determinato la smilitarizzazione del corpo; l’istituzione dell’Autorità nazionale di Pubblica sicurezza per il coordinamento delle forze di polizia nell’ambito della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica; l’apertura al mondo sindacale; l’istituzione del ruolo degli ispettori con mansioni investigative; la creazione dei ruoli tecnici e sanitari; il servizio ed altro ancora. Non di minore importanza è stata la parificazione del ruolo delle donne entrate in servizio il 1 marzo del 1961, appartenenti alla carriera direttiva del Corpo di polizia femminile, istituito con la legge numero 1083 del 7 dicembre del 1959 dall’allora capo della Polizia Giovanni Calcaterra, che furono successivamente affiancate dalle assistenti di polizia, appartenenti alla carriera di concetto del corpo. Tale principio ha portato alla parità di genere, garantendo alle donne le stesse modalità di accesso e le medesime opportunità di carriera dei colleghi uomini. Una rivoluzione che ha consentito l’ingresso delle donne in tutte le forze armate nel 1999, con la legge numero 380. Oggi nella Polizia di Stato circa 15.000 donne sono impiegate in tutti gli ambiti operativi, tecnici e sanitari, ricoprendo tutte le qualifiche. Da qualche mese, per la prima volta, una donna ricopre la carica di vice capo vucario della Polizia. Il dipartimento di Pubblica sicurezza ha voluto evidenziare l’importanza della ricorrenza con un libro dal titolo “La riforma dell’Amministrazione della pubblica sicurezza” del Prefetto Carlo Mosca, scomparso purtroppo pochi giorni fa, che di quella riforma è stato uno degli ispiratori. Dopo il messaggio del presidente della Repubblica Mattarella, quello del Ministro dell’Interno Lamorgese e del Sottosegretario Franco Gabrielli, nei 12 capitoli del libro si snodano i temi più significativi di quella riforma lontana nel tempo eppure ancora cosi attuale. Ogni capitolo si arricchisce del contributo di riflessione da parte di una personalità del mondo religioso, scientifico, politico o istituzionale: il cardinale Gianfranco Ravasi approfondisce gli aspetti del “servizio”, il ministro Marta Cartabia quelli del ruolo delle “donne”, il procuratore generale Giovanni Salvi l’introduzione del ruolo degli “Ispettori”, il professor Michele Ainis i “sindacati”, il dottor Gianni Letta l’”ordine e la sicurezza pubblica” e poi ancora il professore Giuliano Amato, Marino Bartoletti, Eugenio Gaudio, Annamaria Giannini, Gaetano Manfredi, Antonio Romano, Maurizio Viroli.
Sono 181 pagine ricche di immagini, anche storiche, che ricordano il passaggio da amministrazione militare di polizia ad amministrazione civile di garanzia, illuminata dallo spirito e dal dettato della Costituzione Repubblicana, al servizio dei cittadini e delle Istituzioni democratiche del Paese.