Pubblicato il 21 Gennaio 2021
È durata circa un anno l’indagine, costantemente coordinata e diretta dalla Procura della Repubblica di Livorno, svolta dalla Squadra Mobile di Livorno con la collaborazione dell’Ufficio di Frontiera Marittima della Polizia di Stato e del Reparto Antifrode dell’Agenzia Dogane e Monopoli (ADM) di Livorno, che ha consentito di trarre in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Livorno, due torinesi residenti nel capoluogo piemontese, S.M., classe 1971, domiciliato in provincia di Pistoia e M.A., classe 1984, entrambi gravemente indiziati di voler introdurre illecitamente oltre 600 kg. di hashish dalla Spagna.
L’indagine prende le mosse da quanto accaduto l’11 novembre 2019, allorquando era giunta nel porto labronico, proveniente dalla città di Valencia, una motonave che trasportava, tra l’altro, un semirimorchio che, a causa delle pessime condizioni del mare, aveva urtato contro altri rimorchi, ciò che aveva causato il danneggiamento della gran parte del suo carico, tra cui 18 fioriere di grandi dimensioni.
Dopo l’arrivo della motonave in porto, durante le operazioni di trasbordo delle fioriere su un altro semirimorchio non danneggiato e quindi idoneo a circolare, gli operatori portuali avevano notato che dall’interno di alcune delle fioriere danneggiate erano fuoriusciti alcuni panetti sigillati con cellophane trasparente ed avevano richiesto l’intervento della Polizia.
I poliziotti avevano proceduto ad un approfondito controllo delle fioriere ed avevano accertato che al loro interno erano stati occultati 850 panetti, tutti sigillati con cellophane, contenenti complessivamente oltre 613 kg. di hashish.
Grazie alla sinergia operativa tra la Squadra Mobile, il Reparto Antifrode dell’Agenzia Dogane e Monopoli (ADM) di Livorno e la Polmare è stato possibile individuare il destinatario delle fioriere: S.M., titolare di una ditta avente ad oggetto la compravendita di vasi, che aveva nella sua disponibilità un capannone, ubicato in un paese della provincia di Pistoia, ove avrebbe dovuta essere consegnata la fornitura di fioriere e località in cui pure disponeva di analogo capannone anche M.A., a sua volta titolare di una ditta avente analogo oggetto sociale.
Gli investigatori effettuavano quindi dei sopralluoghi che confermavano i loro sospetti: in realtà, entrambi i capannoni erano chiusi e non operativi e le ditte dei due “venditori di vasellame” erano da considerarsi nient’altro che “coperture” finalizzate all’importazione di consistenti quantitativi di droga dall’estero.
Immediatamente veniva avviata una complessa ed articolata attività investigativa caratterizzata da una stretta collaborazione operativa tra Squadra Mobile e Reparto Antifrode doganale, con utilizzo di banche dati, appostamenti, richieste di informazioni ed altri strumenti di indagine. Emergeva quindi che entrambi i predetti “commercianti”, nei giorni appena precedenti a quello dell’imbarco del semirimorchio a Valencia, si trovavano in Spagna, ove si ritiene si siano recati appositamente allo scopo di organizzare il trasporto in Italia delle fioriere “modificate” per trasportare l’hashish a Livorno; difatti, il valore commerciale della merce oggetto della spedizione, al di sotto dei 5.000 Euro, non poteva certamente giustificare il fatto che S.M. e M.A. avessero ritenuto di dover seguire di persona le operazioni di spedizione, recandosi in Spagna, ciò che invece risulta dalle intercettazioni, che evidenziano addirittura la conoscenza di come lo stupefacente era stato lì imballato.
Lo stupefacente avrebbe fruttato una somma, stimata dagli stessi indagati, tra i 2,5 ed i 3 milioni di euro.
Entrambi gli indagati, risultati inseriti in maniera radicata nell’ambiente del narcotraffico ed in contatto con narcotrafficanti internazionali, sono stati rintracciati, con l’ausilio delle Squadre Mobili di Torino e Pistoia, nelle loro rispettive abitazioni ed all’esito delle perquisizioni, nel corso delle quali sono anche state sequestrate due autovetture ritenute provento dell’attività illecita, sono stati associati, rispettivamente, S.M. al carcere “La Dogaia” di Prato e M.A. al carcere torinese “Lorusso e Cotugno”.
Entrambi hanno fatto ricorso al Tribunale per il Riesame di Firenze, ma le loro doglianze non sono state accolte ed i provvedimenti cautelari sono stati confermati, cosicché sono rimasti in carcere.
L’operazione “BROKEN PLANTERS” è espressione della ottima collaborazione istituzionale ed operativa a livello locale tra i diversi Organi dello Stato.