Ponte Morandi – Alla vigilia della commemorazione del secondo anno della tragedia del crollo del Morandi, prevista domani alle ore 10:30, il Comitato Ricordo vittime ponte Morandi, un gruppo di familiari che da tempo parla per voce della torinese Egle Possetti, ritorna sul tema del sostegno ai familiari, della sicurezza delle strade e, non ultimo, della giustizia, affrontati sotto diversi punti di vista.
Dal no alla prescrizione alla creazione di un fondo di unità di crisi per i parenti di chi è vittima di stragi, dalla richiesta che vengano appurate le responsabilità di quanto accaduto a quella di una stretta sulle concessioni autostradali, in vista di un accordo definitivo con il Gruppo Benetton, e che tutte le manutenzioni necessarie alla sicurezza stradale vengano rispettate, nei tempi e nei modi, nonché decurtate alla stessa concessionaria.
Una legislazione quadro a supporto dei parenti delle vittime di eventi straordinari calamitosi o stragi che ne riconosca ufficialmente lo status anche in vista di possibili agevolazioni.
L’istituzione di un’unità di crisi, più precisamente, per il supporto nelle difficoltà di lungo periodo e non solo nell’emergenza. E, soprattutto, la costituzione di un fondo di garanzia statale che anticipi i risarcimenti che saranno disposti in seguito alla condanna dei responsabili del crollo per evitare che chi ha più necessità accetti ora i risarcimenti proposti da Autostrade per l’italia impedendo la costituzione di parte civile.
Questi i temi caldi nel corso dell’intervista odierna di Day Genova a Egle Possetti, a due anni dal drammatico crollo in cui ha perso la sorella, il cognato e due nipoti.
«Come parenti delle vittime spereremmo che, dal punto di vista normativo, i processi siano decisamente più’ brevi: non e’ sostenibile che per un primo grado si aspettino tantissimi anni – sottolinea – Ci vorrebbero delle modifiche al codice di procedura penale: non e’ possibile aspettare minimo 10 anni per i tre gradi di giudizio, sia per noi parenti, sia per gli indagati che magari risulteranno innocenti. Se poi ci sono indagati che vogliono allungare i tempi per sperare nella prescrizione – conclude – noi non dobbiamo permetterglielo».
«Avevamo chiesto già’ all’inizio al sindaco di Genova un memoriale lì sotto il ponte, questo giardino è un primo passo. Un cerchio con 43 alberi con una pedana su cui ci si può’ sedere e una lastra con incisi tutti i nomi dei nostri cari. Chi lo ha visto e’ rimasto molto colpito, lo hanno trovato emozionante. Gli alberi sono belli e scelti con cura. Ora noi vogliamo il memoriale completo, il museo, la serra delle biodiversità’ che si affaccia sul memoriale», è ancora Possetti alludendo all’istallazione che verrà’ inaugurata a due anni dal crollo proprio sotto il nuovo viadotto.
Per il vero e proprio Memoriale occorrerà più tempo, ma il progetto ideato dall’architetto Stefano Boeri piace molto ai familiari delle vittime: «Da un lato c’e’ il ricordo, dall’altro la vita che “continua” di fianco, con la serra – dice Possetti – A me questa idea è piaciuta tantissimo. Poi, all’interno del museo sarà conservato un pezzo del vecchio ponte, affinché – sottolinea – nessuno dimentichi in che condizioni era stata lasciata questa infrastruttura. Anche prima della fine delle indagini, non ci voleva uno scienziato per capire che questo ponte aveva dei grossi problemi».
Oltre alla “Radura della memoria”, l’agorà pubblicata realizzata in via Porro, all’ombra delle pile del nuovo ponte Genova San Giorgio – aggiunge Egle – , il cui progetto auspichiamo venga portato a compimento, in tempi brevi, e non cali l’attenzione dopo il 14 agosto 2020, sarà importante occuparsi del ripristino urbano dell’intera zona per non permettere al degrado di far da padrone traguardando ad un capolavoro botanico, dunque, e un assaggio del futuro Parco sul Polcevera. Sì, un’oasi di pace sotto al ponte, un ponte che parla ancora e per sempre di morte, di 43 morti.
Sembra ieri, e sono trascorsi due anni. Nel frattempo, sulle macerie del Morandi, è stato ricostruito un ponte, il Genova San Giorgio, inaugurato lo scorso 3 agosto e di nuovo percorribile dal 4 agosto. Il risultato, pur straordinario, non deve però far dimenticare il peso specifico di quanto accaduto: «Lo Stato – dice Possetti – non deve dimenticarci e dimenticare quanto successo perché questa tragedia, come altre inspiegabili del nostro Paese, non doveva accadere”. Domani, anche la Lanterna, il faro della città, si illuminerà con i colori della bandiera di Genova, bianca e rossa, per significarsi in ricordo delle vittime.
E ancora: «Farò tutto quello che è umanamente possibile per dar loro giustizia e andrò avanti anche fino all’impossibile. Farò di tutto affinché non siano morti completamente invano» – è la promessa commovente e determinata della portavoce.
E’ anche la nostra promessa, quella di tutti.
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