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Nuovo ponte di Genova asfalto

Ponte Morandi, Autostrade esclusa dalla ricostruzione per «urgenza e primi dubbi emersi dalle indagini». Le motivazioni della Corte Costituzionale

Ponte Morandi, Autostrade esclusa dalla ricostruzione per «urgenza e primi dubbi emersi dalle indagini». Ecco perchè.

Pubblicato il 28 Luglio 2020

Genova – La Corte Costituzionale ha giudicato legittima l’esclusione di Aspi dalla demolizione e dai lavori sul nuovo viadotto: ecco perché. 

L’urgenza di avviare i lavori per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera, dopo il tragico crollo del Ponte Morandi, e i dubbi circa l’opportunità di affidarli alla società che aveva il tratto in gestione hanno portato legittimamente il governo a escludere Autostrade per l’Italia dalla ricostruzione. E’ quanto sostiene la Corte Costituzionale nelle motivazioni della sentenza, pubblicata nei giorni scorsi, circa la legittimità del decreto legge n.109 del 2018 (cosiddetto Decreto Genova).

Corte Costituzionale: le ragioni dell’estromissione di Autostrade

Le ragioni di quella decisione, che ha portato la controllata di Atlantia (famiglia Benetton) nello scontro diretto con l’esecutivo sulla possibile cancellazione della concessione, sono state messe nero su bianco con il deposito della Corte Costituzionale.

Sono tre le motivazioni, che hanno portato all’esclusione di Autostrade per l’Italia (Aspi) dalla demolizione e ricostruzione del Ponte Morandi, alla base della sentenza della Corte costituzionale dello scorso 8 luglio. Nelle motivazioni depositate oggi dalla Consulta, i giudici, che avevano respinto il ricorso sull’incostituzionalità del decreto Genova, spiegano che sia stato giusto escludere Aspi da quel cantiere per «l’urgenza di avviare i lavori per il ripristino del tratto autostradale». E non solo.

Troppi i «dubbi sull’opportunità di affidarli al concessionario, alla luce della gravità del crollo del viadotto». Il terzo punto su cui fondano le motivazioni della Corte costituzionale riguarda «i primi risultati delle indagini amministrative in merito». Con la sentenza i giudici avevano dichiarato che la situazione fosse già abbastanza grave per «indurre, in via precauzionale, a non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del Ponte stesso».

“D’altra parte – si legge nella sentenza – l’esclusione di ASPI dalla gara per l’affidamento dei lavori, oltre a essere una naturale conseguenza di ciò, è coerente con la normativa europea in materia di contratti pubblici ed è stata anche funzionale a una maggiore apertura alla concorrenza del settore delle costruzioni autostradali”.

L’intesa prevede che sia la Cassa depositi e prestiti, con altri investitori istituzionali, a subentrare nel controllo di Aspi, con conseguente uscita dalla governance di Atlantia, tramite un’operazione di mercato e quindi un ingresso in aumento di capitale (per portare la Cassa al 33% delle Autostrade) contestualmente alla quotazione di Aspi, che sarebbe dunque scorporata dalla controllata.