Il crollo delle temperature sotto zero in primavera mette a rischio i raccolti dopo un lungo periodo di alte temperature, che hanno favorito il risveglio della vegetazione, che è ora più sensibile al grande freddo con bufere di vento e neve anche a bassa quota. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti del maltempo sulle coltivazioni agricole. Le piante durante il riposo invernale – sottolinea la Coldiretti – sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero, anche di decine di gradi, ma diventano particolarmente sensibili, una volta risvegliate, in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove foglioline. Il brusco abbassamento delle temperature anche con l’arrivo del gelo in pianura – continua la Coldiretti – compromette la produzione di fragole e quella di ciliegi, albicocchi, peschi e mandorli ma anche meli e peri, già fioriti o in fiore, ma ad essere colpiti sono anche gli ortaggi coltivati come lattughe, asparagi, carciofi, bietole, cavoli, spinaci, fave e piselli. Fuori dal riposo invernale e, pertanto, più sensibili al gelo, anche la vite e l’ulivo. A rischio – precisa la Coldiretti – le coltivazioni più precoci di mais, che potrebbero dover essere riseminate, ma anche cespugli e piante ornamentali nei vivai, dove le gelate possono pregiudicare l’armonia e la simmetria delle chiome ottenute con anni di sapienti potature. L’abbassamento della colonnina di mercurio per lungo tempo sotto lo zero – precisa la Coldiretti – provoca danni gravissimi ma lo sbalzo termico ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra di ortaggi e di fiori, soprattutto se si considera che i prezzi del gasolio sono in continua crescita da novembre. Siamo di fronte in Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere – conclude la Coldiretti – oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.
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