Dopo sette anni di attesa e dieci udienze, il processo per la tragica morte dell’operaio Giancarlo Ciappino si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati. La sentenza è stata emessa dal Giudice Maria Cristina Sangiovanni presso il Tribunale di Cassino, dopo sei ore di camera di consiglio. La decisione ha dichiarato che “il fatto non sussiste”, scagionando così i datori di lavoro e i committenti coinvolti.
L’incidente si è verificato il 10 febbraio 2017 in un cantiere edile situato in località “Le Cupe”, vicino al centro di Itri. La vittima, Giancarlo Ciappino, un operaio di 57 anni originario di Sessa Aurunca, era dipendente della “Gaeta Calcestruzzi” ma lavorava per la “Garigliano Calcestruzzi”. Durante le operazioni in cantiere, l’uomo è sceso dalla betoniera, che successivamente si è messa in movimento autonomamente, schiacciandolo. Nonostante l’intervento tempestivo dei soccorsi, Ciappino è morto mentre l’eliambulanza stava per decollare.
Le indagini furono condotte dalla Compagnia dei Carabinieri di Formia, con il supporto della ASL di Latina e sotto la supervisione del Pubblico Ministero Roberto Bulgarini Nomi. Sotto processo finirono Gennaro Rosato e Aurelio Beato, amministratori delle due società coinvolte, e Giuseppe Fusco e Laura Parisi, proprietari dell’area e committenti dei lavori. La Procura li aveva accusati di omicidio colposo in concorso e di diverse violazioni edilizie, tra cui la mancata redazione del Piano Operativo di Sicurezza e l’assenza del permesso a costruire.
Durante il processo, che ha visto lo svolgimento di oltre dieci udienze, il collegio difensivo, composto dagli avvocati Vincenzo Macari, Matteo Macari, Eliana Verdone, Pietro Tudino e Salvatore Ciccone, ha sostenuto con fermezza che non vi era un nesso causale tra le violazioni contestate e la morte dell’operaio. Secondo la difesa, le violazioni edilizie e amministrative non avevano alcun collegamento diretto con il tragico incidente.
Alla fine, la tesi della difesa ha prevalso, e tutti gli imputati sono stati assolti con la formula “il fatto non sussiste”. Le motivazioni della sentenza verranno rese note entro 90 giorni.
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