Dopo circa 8 mesi dall’orribile uccisione di Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi, inizia oggi il processo che giudicherà Alessandro Impagnatiello in corte d’Assise a Milano con Antonella Bertoja come presidente.
Sono pesantissime le accuse che gravano sul capo del barman: omicidio volontario pluriaggravato da futili motivi, che sarebbe stato commesso con crudeltà e premeditazione. Dalle indagini è infatti emerso che per mesi Impagnatiello avrebbe somministrato alla compagna veleno per topi, causandole malesseri e stordimenti. Altre accuse gravissime sono l’occultamento di cadavere e l’interruzione di gravidanza non volontaria, per le quali rischia seriamente l’ergastolo.
Il barman si giocherà la carta dell’infermità mentale e al momento ha nominato solo due testimoni: uno psichiatra e una psicologa, oltre a quelli dell’accusa, per dimostrare il vizio di mente.
La difesa si è già mossa e l’avvocato Giovanni Cacciapuoti, che assiste la famiglia Tramontano, ha nominato gli psichiatri Salvatore De Feo e Diana Galletta come consulenti di parte qualora dovesse essere disposta una perizia sulle capacità di intendere e di volere di Impagnatiello.
La procuratrice aggiunta Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo, che hanno coordinato le indagini con l’ausilio della Squadra omicidi del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Milano, presenteranno un impianto accusatorio di ben 10 terabyte di file.
Impagnatiello avrebbe ucciso Giulia Tramontano perché avrebbe scoperto la sua doppia vita. Il barman infatti aveva una relazione con una sua collega, una 23enne italo-belga, rimasta anche lei incinta ma poi convita ad abortire.
L’amante non era a conoscenza che Impagnatiello era già fidanzato con Giulia Tramontano e, secondo le indagini, il barman avrebbe premeditato di uccidere anche lei. Giulia ha poi scoperto le bugie e i tradimenti di Impagnatiello e, in un incontro con la ragazza 23enne, le ha raccontato tutta la verità. Quella fu l’ultima volta che la ragazza è stata vista viva.
Tornata a casa furiosa voleva affrontare Impagnatiello, che ha afferrato un coltello e l’ha uccisa con almeno 37 coltellate, due delle quali mortali, per poi tentare di disfarsi del corpo bruciandolo, ma senza riuscirci. Successivamente si è recato a casa dell’amante, che però non l’ha fatto salire.
L’accusa, forte delle prove raccolte, come il presunto utilizzo del veleno per topi, punta proprio sulla premeditazione che potrebbe far condannare Impagnatiello all’ergastolo.
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