Sarebbe stata assente per ben 20 anni su 24 anni di servizio e per questo motivo, come racconta La Stampa, una professoressa 56enne, insegnante di Storia e Filosofia originaria di Reggio Calabria, è stata destituita dal suo ruolo che ricopriva in un liceo di Chioggia, a Venezia.
Inoltre in quei 4 anni in cui ha prestato servizio sarebbe stata “impreparata e approssimativa”, come accusano i suoi stessi studenti, così è scattata l’ispezione ministeriale di 3 giorni che si è conclusa con la rimozione decisa dal Miur.
La Corte di Cassazione ha confermato il giudizio dell’appello e ha destituito la professoressa per la sua “inettitudine permanente e assoluta”, come si legge nella sentenza degli Ermellini, in base alla quale i giudici della Cassazione non stabiliscono se la valutazione del magistrato precedente è giusta o sbagliata, ma solo se tale decisione sia conforme alla legge.
La docente, interpellata sulla questione, ha replicato seraficamente: “Non esistono versioni di una sentenza di Cassazione. Sono importanti atti e documenti, non il mio pensiero”. Lei stessa ha promesso che fornirà gli atti e i documenti per chiarire la sua posizione, ma solo dopo che sarà rientrata dalle vacanze.
Inoltre aggiunge: “Sono una giornalista e gestirò personalmente l’aspetto mediatico della vicenda, ovviamente sono disponibile a trasmettere ai colleghi che me lo chiederanno atti e documenti utili a ricostruire la verità dei fatti di questa vicenda assolutamente unica e surreale”.
La prof era arrivata nel liceo veneziano circa 10 anni fa, ma già c’erano stati problemi con gli studenti e dopo una prima causa la donna era stata allontanata dall’istituto, per poi tornare nuovamente nel 2018 ma per poco.
Secondo quanto verificato dalla Cassazione, la donna in 24 anni di servizio avrebbe lavorato solo 4 anni, e anche male secondo quanto denunciato dagli studenti.
Secondo gli alunni la prof dimenticava i libri a casa, era impreparata sulle lezioni, metteva voti a caso e mandava messaggi nel bel mezzo delle interrogazioni.
Una situazione insostenibile per i ragazzi, che erano arrivati a scioperare per chiedere alla dirigente di intervenire. La Cassazione ha condannato la donna per “concorde giudizio sull’assenza di criteri sostenibili nell’attribuire voti, la non chiarezza e confusione nelle spiegazioni, l’improvvisazione, la lettura pedissequa del libro di testo preso in prestito dall’alunno, l’assenza di filo logico nella sequenza delle lezioni, l’attribuzione di voti in modo estemporaneo e umorale, la pessima modalità di organizzazione e predisposizione delle verifiche”.
La 56enne si è appellata alla libertà didattica, ma la Cassazione ha risposto così: “Non è libertà fine a se stessa, ma il suo esercizio costituisce il modo per garantire il diritto allo studio degli alunni e la piena formazione della personalità dei discenti”.
La questione ha interessato anche Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione, che sulla questione si è espresso così: “Ci impegneremo sempre più per garantire che l’attività di docenza sia svolta con professionalità”.
Nella foto: la prof.ssa destituita dall’incaricoCinzia Paolina De Lio
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