Pubblicato il 19 Gennaio 2023
Una nuova, assurda, challenge (di quelle che i giovanissimi fanno per produrre un video da diffondere poi sui social) è partita da un istituto superiore di Latina, vittime i professori. Un ‘gioco’ stupido e violento ma che alcuni sedicenni portano avanti da settimane, a quanto pare.
La notizia è stata riportata dai colleghi del quotidiano Il Messaggero e riguarda alcuni alunni di un istituto superiore del capoluogo. Le regole della ‘sfida’ sarebbero state addirittura codificate e postate su una pagina Instagram. In pratica, si tratta di colpire gli insegnanti con lo zaino, facendo in modo che la cosa sembri casuale e, soprattutto, che la persona deputata ad effettuare il video sia il posizione.
Sarebbero almeno cinque gli insegnanti caduti vittima di episodi del genere; in un caso una insegnante è stata colpita in maniera troppo violenta tanto che si è accasciata a terra dopo essere stata travolta. A portare avanti questa pratica sarebbe un folto gruppo di ragazzi di una classe terza.
Sulla falsariga di quanto accaduto a Rovigo, dove una insegnante ha denunciato un classe dopo essere stata colpita alla testa da un pallino sparato da una pistola da soft air, l’insegnante pontina starebbe ponderando di comportarsi analogamente. Si tratta di una supplente in attesa di stabilizzazione e proprio per questo motivo sarebbe stata minacciata per farla tacere: se parli, le è stato detto, rischi anche il posto. Frasi inquietanti che se trovassero conferma renderebbero il tutto ancora più assurdo.
Intanto l’episodio è stato segnalato al dirigente dell’Istituto che sta valutando il da farsi. Del caso si sta occupando anche la Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Lazio, Monica Sansoni, che intende approfondire ogni aspetto di questa vicenda, tutta da chiarire. “E’ importante denunciare episodi di cyberbullismo, le vittime possono essere dei ragazzi ma anche degli insegnanti. In ogni caso – spiega la Sansoni – ci sono gli strumenti per essere tutelati e anche le famiglie devono comprendere che non si tratta di ragazzate, come spesso sento dire, ma di reati gravi e spesso sottovalutati”.