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I punti chiave della manovra economica del governo Meloni: dalle pensioni al cuneo fiscale fino ai bonus

Pubblicato il 15 Ottobre 2024

Oggi, 15 ottobre, la manovra economica arriva sul tavolo del Consiglio dei ministri. Inizialmente il focus doveva essere limitato all’approvazione del Documento programmatico di bilancio da inviare a Bruxelles. Tuttavia, il governo ha deciso di accelerare i tempi anche per rispettare la scadenza interna che prevede l’invio della manovra al Parlamento entro il 20 ottobre.

La manovra giunge in Consiglio tra polemiche e discussioni, con il solito quadro di risorse limitate e molteplici necessità. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già parlato di “sacrifici”, mentre la premier Giorgia Meloni ha cercato di tranquillizzare i cittadini rassicurando sul fatto che non ci saranno nuove tasse.

Le misure della manovra 2025

La manovra per il 2025 dovrebbe essere di circa 25 miliardi di euro, con misure simili a quelle dell’anno scorso. Tra le conferme principali ci sono il taglio del cuneo fiscale, che potrebbe diventare strutturale, e l’Irpef con tre aliquote. Si prevede un doppio intervento sul taglio del cuneo: un taglio contributivo per i redditi fino a 20.000 euro, che diventerebbe fiscale con detrazioni maggiori per chi guadagna fino a 35.000 euro. Sopra questa soglia, il taglio si ridurrebbe progressivamente fino ai 40.000 euro, per evitare uno “scalone”. Inoltre, se i fondi derivanti dal concordato preventivo e dal ravvedimento saranno sufficienti, l’aliquota intermedia dell’Irpef potrebbe essere ridotta dal 35% al 33% per i redditi fino a 50.000 euro.

Misure per le famiglie e accise sui carburanti

Giorgia Meloni ha sottolineato l’importanza di sostenere le famiglie e la natalità sin dal suo insediamento. Tra le misure confermate c’è l’assegno unico con detrazioni mirate per le fasce più deboli, così come l’estensione della decontribuzione per le mamme lavoratrici autonome con due o tre figli. Inoltre, la legge di bilancio dovrebbe includere una revisione delle accise sui carburanti, con l’obiettivo di allineare le accise tra benzina e diesel.

Fine dell’ecobonus e tagli ai ministeri

Un tema controverso è la fine dell’ecobonus al 50%, ma restano incerte altre misure. Giorgetti ha richiesto ai ministeri di rivedere i costi per evitare tagli imposti dall’alto, una richiesta che ha generato malcontento tra i colleghi di governo. Tuttavia i tagli devono essere fatti, con l’obiettivo di risparmiare almeno 3 miliardi di euro attraverso una gestione flessibile dei singoli dicasteri. Anche gli Enti locali e i Comuni dovranno partecipare alla revisione della spesa, ma la spesa sanitaria non sarà ridotta. Anzi, il ministro Schillaci è ottimista riguardo a un possibile aumento del budget sanitario, che potrebbe arrivare a 2 o 3 miliardi di euro.

Contributi delle banche e altre questioni aperte

Uno dei punti critici riguarda i contributi delle banche. Forza Italia è contraria, mentre Lega e Fratelli d’Italia hanno una posizione più moderata. Potrebbe esserci una mediazione, con un “contributo di solidarietà” solo per le banche più grandi. Non è escluso che tale contributo possa estendersi anche a settori come le imprese energetiche o le assicurazioni.

Infine, si sta lavorando per garantire un ulteriore anno di bonus ristrutturazioni al 50%, evitando così che l’agevolazione fiscale scenda al 36% dal prossimo gennaio.

Pensioni

In mancanza di una riforma completa delle pensioni, si prevede la conferma della piena indicizzazione delle pensioni all’inflazione e un aumento delle pensioni minime, tema caro a Forza Italia. Si discute anche del perfezionamento del “bonus Maroni”, che incentiverebbe chi ha i requisiti per la pensione a rimanere al lavoro.