Pubblicato il 18 Marzo 2024
Nulla di nuovo. Nulla di già ipotizzato. Nonostante la morte di Navalny. Nonostante l’appello dei dissidenti ad andare a votare in massa per fermarlo, per spodestarlo. Vladimir Putin confermato presidente della Russia. Un plebiscito, raccontano i numeri.
La vittoria nelle elezioni è stata schiacciante, con l’87,8% dei voti, sfiorato il 90%: è il risultato più alto mai registrato nell’era inaugurata dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica.
L’ex agente del Kgb, al potere per la prima volta nel 1999, continuerà fino al 2030 e si prepara ad eguagliare gli anni di longevità politica di Stalin, anzi, a superarlo, visto che potrà poi concorrere pure per il sesto mandato.
Putin subito dopo l’ufficializzazione del risultato, ha raggiunto il quartiere generale della campagna elettorale a Mosca, dove ha ringraziato i russi per la “totale fiducia” e ha promesso che la Russia diventerà più forte perché “nessuno ci intimidirà o ci schiaccerà”. L’ennesima, chiara minaccia agli avversari che sostengono l’Ucraina.
E per la prima volta ha detto la sua sulla morte di Navalny in carcere, nominandolo in pubblico e dichiarando che la sua fine è stato un “evento triste”. “Qualche giorno prima che il signor Navalny morisse, alcune persone mi hanno detto che c’era un’idea per scambiare il signor Navalny con alcune persone in carcere in paesi occidentali. La persona che stava parlando con me non aveva nemmeno finito di parlare e io avevo già detto D’accordo. Avevo posto una sola condizione: lo avremmo scambiato e lui non sarebbe tornato. Purtroppo, è successo quel che è successo. Volevamo scambiarlo in modo che non tornasse, ma è avvenuta questa morte, così è la vita“, ha dichiarato.
Come detto, dall’esilio o dal carcere i leader dell’opposizione avevano esortato ad andare alle urne a votare contro Putin, in memoria di Navalny. Appello inutile, nonostante il coraggio di chi ha ascoltato l’esortazione.
Il comunista Nikolai Kharitonov, in seconda posizione, si è fermato al 4,7%, quello di Gente Nuova, Vladislav Davankov, al 3,6% e quello del Partito liberaldemocratico Leonid Slutsky al 2,5%. I tre giorni in cui si sono svolte, per la prima volta, le consultazioni hanno dato i risultati sperati anche in termini di partecipazione, secondo i dati ufficiali.
L’affluenza alle urne è stimata ad oltre il 73%, rispetto al 67,5% registrato nelle precedenti presidenziali, nel 2018.