E’ proprio vero: chi nasce tondo non muore quadrato. E non c’è motto che riesce a rappresentare meglio la personalità politica di Matteo Renzi che, anche di fronte ad una sonora batosta elettorale, non riesce a fare a meno di pavoneggiarsi come se avesse vinto. E così è accaduto anche oggi, all’indomani delle elezioni suppletive per il seggio alla Camera del collegio Roma 1, rimasto vacante dopo l’elezione di Roberto Gualtieri a sindaco di Roma. Il seggio è andato alla candidata del Pd, Cecilia D’Elia, che ha collezionato quasi il 60% con 12.401 voti. Il candidato di Italia Viva, Valerio Casini, ha ottenuto invece 2.698 preferenze raggiungendo un assai modesto 12,93%, in una tornata elettorale che ha visto un altissimo tasso di astensionismo: soltanto l’11,3% degli aventi diritto sono andati a votare. E però, 3.000 voti su 185.000 aventi diritto sono, per Renzi e la sua “cricca”, un dato da ostentare con orgoglio: “Ci prendevano in giro”, twitta il leader di Italia Viva, “poi mettiamo il simbolo di Italia Viva e prendiamo il 13%”.
Nella logica renziana, dunque, Il 13% ad un’elezione suppletiva in cui ha votato un cittadino su dieci equivale ad un 13% nazionale. A rigor di logica, dunque, il Pd, a livello nazionale, avrebbe addirittura il 60%. Assieme a Renzi, ad esultare per la sconfitta, troviamo ovviamente tutta l’allegra comitiva di Italia Viva (che tanto viva non pare): da Luciano Nobili ad Ettore Rosato, fino a Teresa Bellanova che hanno definito il risultato “straordinario”. Che fenomeni.
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