Rimane in carcere il 22enne di origine nordafricana accusato di violenza sessuale ai danni di una ragazza residente a Priverno. Fin qui tutto nella norma. Quello che invece sorprende è quanto ha deciso di fare la vittima della violenza, che ha voluto raccontare la sua drammatica vicenda attraverso il suo profilo facebook: «Era un conoscente. Avevo fretta di tornare da mia figlia. Ho accettato il passaggio (e ho sbagliato). Ma solo per questo è stato giusto subire tutto ciò? Le sue urla, la sua violenza carnale, i suoi pugni in testa. Ho reagito nel momento in cui ero sicura di non sbagliare e di riuscire a scappare. Ho sopportato il freddo nuda 6 ore in mezzo alle spine e agli alberi per non farmi trovare, perché mi ha cercata per ore. Quando non mi ha più cercata e quando sentivo che il mio corpo non si muoveva più perché intorpidito dal freddo e dallo shock, pur di trovare un’uscita sicura dove poter chiedere aiuto, mi sono portata avanti al petto tutti gli alberi, rami e spine camminando nel buio pesto. Sapete perché? Per tornare da mia figlia! La mia unica ragione di vita. E per sei interminabili ore bloccata lì, non ho mai dubitato che sarebbe andato tutto bene. Ho il corpo ricoperto di ferite ma non è stato nemmeno un pizzico rispetto al dolore della lontananza di una madre dalla propria figlia. Non sono io che mi devo vergognare! Ma quell’essere che credeva che avrebbe schiacciato una donna. Forse è riuscito a farmi del male, ma non conosceva la forza di una mamma».
Come detto, il presunto colpevole rimane in carcere come da richiesta del Pubblico Ministero Daria Monsurrò, aveva richiesto il carcere. Il giovane, difeso dall’avvocato Guerrino Maestri, continua a negare di aver commesso il fatto ed al giudice ha invece detto che la ragazza sarebbe stata consenziente e non ci sarebbe stata alcune violenza.
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