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Rapina a Stoccolma: l’origine della sindrome spiegata in un film

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Questa sera su Iris alle 21:15, o in alternativa domani alle 12:00 sempre su Iris, è in programma “Rapina a Stoccolma”, un film basato su una storia vera ispirata alla famosa rapina alla banca di Norrmalmstorg, che diede vita alla famosa “sindrome di Stoccolma” teorizzata dagli psicologi, ossia la tendenza di un ostaggio a creare un legame con il suo rapitore.

“Rapina a Stoccolma”: la trama e il cast

Il film è stato girato nel 2018 e diretto da Robert Budreau. Il protagonista della vicenda è Lars Nystrom, interpretato da Ethan Hawke, che dopo una fuga dal carcere rapina la filiale della Kreditbanken a Stoccolma. Dopo aver preso alcuni ostaggi, Nystrom fa le sue richieste per liberarli: un milione di dollari, la liberazione del suo complice Gunnar Sorensson, interpretato da Mark Strong, e un’auto simile a quella guidata da Steve McQueen nel film “Bullitt”.

La polizia a quel punto fa una proposta a Sorensson: il suo aiuto per catturare Nystrom in cambio di uno sconto di pena. Intanto gli ostaggi cominciano ad instaurare un rapporto di empatia e quasi di amicizia con il loro rapitore e da lì iniziano una serie di colpi di scena che tengono lo spettatore col fiato sospeso fino alla fine con risvolti davvero inattesi.

La vera origine della sindrome di Stoccolma

Benché ci siano alcune variazioni sul tema di natura cinematografica, il film ricalca per grandi linee la vera rapina risalente al 23 agosto 1973 alla Kreditbanken di Norrmalmstorg, che ha dato poi origine alla nota sindrome di Stoccolma.

Il 32enne Jan-Erik Olsson, in permesso temporaneo, lasciò il carcere di Kalmar dove era stato rinchiuso con l’accusa di furto aggravato. Evidentemente non aveva alcuna intenzione di tornare dietro le sbarre, così organizzò una rapina alla Kreditbanken di Stoccolma, dove fece irruzione armato di mitra, una valigia piena di munizioni e un walkie-talkie urlando: “La festa inizia! Tutti a terra!”.

La rapina durò ben 6 giorni, attirando su di sé l’attenzione mediatica nazionale e internazionale. Nel corso dell’assalto ci fu anche un conflitto a fuoco con la polizia, durante il quale uno degli agenti rimase gravemente ferito. Proprio come nel film, Olsson fece le sue richieste per lasciar andare gli ostaggi: due pistole, due giubbotti anti-proiettile, una Ford Mustang e 3 milioni di corone svedesi. Inoltre chiese anche il rilascio e la consegna di Clarck Olofsson, ex compagno di cella 26enne arrestato per rapina a mano armata.

Olofsson, che disse di non essere coinvolto nella rapina di Olsson, offrì alla polizia la sua collaborazione in cambio di uno sconto di pena, proposta che fu accettata. Olsson, entrato nella banca, liberò alcuni ostaggi ma ne trattenne 4: Kristin Enmark, Birgitta Lundblad, Elisabeth Oldgren e Sven Safstrom. La polizia cercò di negoziare coi rapinatori la liberazione dei 4 ostaggi, senza però riuscire a trovare un accordo.

La rapina si protrasse per 6 giorni, durante i quali gli ostaggi iniziarono ad affezionarsi ai loro rapitori e, forse, anche a fare il tifo per loro. Dopo la loro liberazione infatti nessuno di loro parlò male dei loro rapitori e, anzi, dissero che furono trattati molto bene.

La fine della rapina

Dopo 6 giorni la polizia ruppe gli indugi e, dopo aver pianificato il piano d’attacco, fece irruzione nella banca usando i gas lacrimogeni. Olsson fu condannato a 10 anni di reclusione, mentre Olafsson fu rilasciato prima benché avesse ricevuto la stessa condanna.

Una volta rilasciato Olafsson si rivide con Kristin Enmark, uno degli ostaggi, con la quale aveva instaurato un rapporto molto forte durante la rapina. I giornali ipotizzarono che tra i due ci potesse essere una relazione, ma i diretti interessati smentirono spiegando che si trattava di una semplice amicizia. Per conoscere la versione cinematografica della rapina più famosa della storia basta sintonizzarsi questa sera alle 21:10 su Iris. Buona visione!

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Redazione Nazionale

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