Vi sono da sempre nella storia economica del nostro Paese ma anche dell’intero pianeta una serie di provvedimenti che hanno direzionato l’andamento internazionale. Programmi economici che migliorano il benessere collettivo dei vari Stati mondiali e che servono a sostenere quelle realtà più povere, soprattutto con l’impennata dei prezzi di benzina e gasolio. Uno di questi provvedimenti che andiamo ad analizzare in questo focus di carattere economico è il reddito di inclusione. Cercheremo di rispondere alle domande più comuni in merito: da chi ne ha diritto, i requisiti ISEE, come fare domanda del reddito di inclusione, le differenze con il reddito di cittadinanza, e in ultimo per chi è previsto questa tipologia di assegno.
Partiamo dal primo punto, ovvero chi ha diritto al reddito di inclusione: in questo caso vengono presi in considerazione quei nuclei familiari che hanno all’interno persone con deficit o condizioni di disabilità; persone con almeno 60 anni di età; condizioni particolari di svantaggio come disagi psico sociali per cui è previsto l’inserimento in percorsi di cura e assistenza sociale.
Uno dei parametri economici per il quale si accede o meno al reddito di inclusione è l’ISEE: ossia la dichiarazione dei redditi. In base a tale riferimento si ottiene il beneficio economico in questione, dove la soglia di pertinenza si aggira intorno ai 9.360 euro. Quindi per poter avere accesso a questa nuova misura economica occorre per forza di cose rientrare nel limite sopracitato.
Passiamo ora ad un altro aspetto pragmatico sostanziale, ossia come richiedere il beneficio economico del reddito di inclusione. Per fare ciò bisogna andare sul sito dell’Inps, l’ente di previdenza sociale a carattere economico, che tra le altre sezioni offre l’opportunità di effettuare la richiesta dell’assegno in questione. Basta accedere al sito mediante l’inserimento dei dati personali (Spid, Cns o Cie) o in alternativa recarsi presso un CAF o patronato che dir si voglia e farsi seguire nella pratica di richiesta della misura economica citata.
Dopo aver parlato di modalità di richiesta, soglie ISEE da rispettare e chi ha diritto al reddito di inclusione, spostiamoci in questo paragrafo sulla differenza tra quest’ultimo ed il reddito di cittadinanza che, tra le altre cose, aveva anche l’obbligo di spendere una parte di esso necessariamente per alcune fattispecie di oggetti, in particolare i beni di prima necessità. Ciò valeva anche per il web: in altre parole, se si voleva ‘investire’ quella somma per tentare la fortuna ai vari casinò di gioco digitale, non lo si poteva fare. Il gioco, infatti, non era contemplato tra le opzioni di scelta di spesa del beneficio. Anche se si voleva giocare sul web. Si tratta, comunque, in ambedue i casi di misure economiche a sostegno di nuclei familiari particolari, con requisiti di accesso al beneficio menzionato differenti. Se nel caso del reddito di inclusione come abbiamo visto sopra si para di persone con deficit, ultra sessantenni o condizioni psicosociali da curare; nella circostanza del reddito di cittadinanza i requisiti riguardano per lo più il numero di componenti del nucleo in questione e l’ISEE oltre che lo stato di disoccupazione. In aggiunta a questo un altro aspetto differenzia le due misure economiche: il numero di anni di residenza in Italia (per il reddito di inclusione 5, per quello di cittadinanza ben 10 di cui 2 consecutivi).
Altra componente pragmatica a proposito del reddito di inclusione è quella che concerne il periodo di rilascio del beneficio economico. Esso avviene a partire dal 15 del mese successivo a quello di sottoscrizione della misura economica mediante patto di attivazione digitale. I seguenti pagamenti, poi, vengono predisposti ad ogni 27 del mese. Tale forma reddituale ha avuto lo start il 26 gennaio dell’anno in corso. Il reddito di inclusione ricordiamo dura 18 mesi con stop di 1 mese, e possibile rinnovo della misura per altri 12 mesi sempre con fermo di 1 mese. Nel caso in cui, poi, subentra un’attività lavorativa da parte del percettore del reddito di inclusione, esso sarà cumulato ai redditi professionali fino a 3000 euro annui. Il tutto chiaramente dovrà essere sempre comunicato all’Inps nella corretta e trasparenza massime. Un modo per rendere paritario il trattamento economico di qualsivoglia gruppo familiare, e far sì che tale beneficio possa durare nel tempo senza essere revocato a seguito di cattivi comportamenti e gestioni tendenziose del beneficio economico in oggetto. Infatti si tratta di un beneficio di ben 683 euro mensili (nucleo di 2 adulti e 2 figli minori). Una somma ragguardevole che per tanto deve essere percepita solo da chi ha realmente bisogno e rientra nei parametri previsti dal governo. Spesso (vedasi il caso del reddito di cittadinanza) l’ottemperanza dei requisiti è stata dubbia da parte di alcuni percettori ed ha condotto ad una revisione del beneficio economico a scapito della collettività. Un fare individualista che non ha nulla a che vedere con quello che dovrebbe essere il fine ultimo di misure come quella in questione: il sostentamento dei poveri per un benessere comunitario.
Oltre i nuclei familiari sopra citati e descritti ampiamente quali percettori del reddito di inclusione, bisogna specificare anche altre circostanze. Come ad esempio quella degli ex percettori del reddito di cittadinanza, che possono fare richiesta sia per questo assegno che per quello unico, se ovviamente in possesso dei requisiti minimi. Inoltre essi dovranno presentare una richiesta specifica qualora vi siano figli a carico. Insomma, si tratta di un beneficio non da poco per tute quelle famiglie che si trovano in uno stato prossimo alla povertà e che faticano davvero ad arrivare a fine mese. Una forma di sostegno governativa che è atta proprio a porre rimedio laddove il sistema economico del Paese presenta carenze evidenti. Misura che è stata anche ampiamente discussa e fonte di dibattito nazionale ed internazionale. Sia per quello di inclusione quanto per quello di cittadinanza, infatti, le diatribe politiche sono state enormi, con le diverse fazioni e partiti a scontro per la rimozione o meno delle misure in questione. Contrasti duri che poi hanno condotto alla revoca del reddito di cittadinanza sostituito da un altro provvedimento economico per alcuni aspetti similare ma nei requisiti di accesso ben diverso.
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