Oggi ha 66 anni. Per amore nel 2016 ha lasciato Messina, la città in cui è nato e ha vissuto, ha fatto impresa e creato cultura. A più di 60 anni ha rivoluzionato la sua esistenza e, per stare insieme con la donna che ama, si è trasferito in Australia, a Sidney. Una nuova vita cominciata a 14.446,36 km di distanza (in linea d’aria) da quella ch’era stata la sua casa fino a quel momento.
La sua è davvero la storia d’amore che tutti vorremmo vivere. Intessuta di coraggio e affetto. E di perseveranza. Rina Ragusi, la donna per la quale Vittorio Trimarchi ha rivoluzionato la propria esistenza (Vittorio e Rina sono al centro nella foto in evidenza, ndr), è stata il suo primo amore di bambino e, dopo mezzo secolo trascorso senza vedersi, complice una chiacchierata con un amico comune, i due si sono incontrati sui social, via web si sono conosciuti, online si sono reinnamorati e alla fine hanno deciso di ricominciare insieme. In presenza.
Oggi Vittorio Trimarchi lo trovi a + 8 ore (o + 9 o +10, a seconda del periodo dell’anno e delle convenzioni su ora legale/ora solare). Per sentirlo devi calcolare i fusi orari, altrimenti rischi di beccarlo in piena notte.
Una rivoluzione totale, soprattutto perché da lui, nel suo “Pensatoio”, a Maregrosso, a Messina, per anni ci si poteva fermare per chiacchierare, confidarsi, sfogarsi o anche solo per stare insieme in silenzio. Il “Pensatoio” – un luogo “magico da sempre”, lo definisce lui – era un unicum nella città, conosciuto con il passaparola, frequentato per l’accoglienza inesausta, amato per lo speciale privilegio di poterci stare senza infingimenti e senza imbattersi in giudizi o pregiudizi. Un luogo così straordinario che artisti e studiosi ci hanno fatto “nido” e mostre, dibattiti, concerti e spettacolo teatrali e perfino compleanni … opportunità d’incontro regolate tutte da un orologio antitetico a quello fast & furious che ci pervade quotidianamente.
Vittorio parlava e parla con la giusta dose di riflessione. Se necessita di una pausa, la tiene. Se abbisogna di un’accelerata, vi si lancia. Al tempo del “Pensatoio” lo si trovava ogni giorno immerso nella musica lirica e in una babele di oggetti d’antiquariato, spesso intento a scrivere. Oggi lo si può intercettare mentre passeggia in un parco o si occupa dei nipotini di Rina (4 figli, 11 nipoti). Il rapporto positivo e profondo che lo lega ai familiari di lei è un’altra di quelle pennellate da fiaba della sua attuale esistenza. Che nel frattempo però si intreccia di tempere e oli, perché è questo che fa Vittorio a Sidney: quadri. Che vanno anche in mostra.
Arte dell’antiquariato a Messina, arte della pittura a Sidney. Lì Vittorio è arrivato “portando solo ciò che avevo indosso”, dopo aver lasciato tutto ai suoi due figli, con il più grande, 39enne, che s’è impegnato a ristrutturare lo stabile d’epoca in cui si trova anche il “Pensatoio”, all’incrocio tra via Croce Rossa e via Roma, e il più piccolo, 35enne, che invece ha fatto casa sui Colli San Rizzo.
Avevano 9 anni Rina e Vittorio quando si sono conosciuti. “È stata il mio primo amore, ma ero troppo bambino per trovare il modo di dirle ‘ti amo’. E quando, dopo essere stati inseparabili dai 9 ai 12 anni, le nostre famiglie hanno entrambe traslocato in altre zone della città, ci siamo persi di vista”.
Non per poco. Per quasi 50 anni. Fino a quando, cioè, Vittorio incontra un amico mentre è a fare la spesa in un supermercato e chiede notizie del fratello di Rina, un gioielliere messinese che si era da poco trasferito a Malta, ma ottiene anche notizie di Rina stessa. “Sai – gli dice l’amico – è rimasta vedova”. Di lei Vittorio sapeva che era andata a vivere in Australia e poco altro. Ma a quel punto l’ha cercata su Facebook. L’ha trovata e le ha scritto. I due hanno tenuto una corrispondenza che ha consentito loro di conoscersi e riconoscersi. E dopo un po’ di tempo “ci siamo innamorati di nuovo”, come racconta lui.
A quel punto quello virtuale si è rivelato un mondo troppo asettico. E insieme hanno immaginato un futuro “vero”. Era il 2016 e Vittorio è partito alla volta di Sidney. L’anno scorso è tornato a Messina per due mesi per la nascita della sua prima – e finora unica – nipotina. Ma, al di là della gioia per questa nascita, nella città in cui ha vissuto i suoi primi 62 anni si è trovato spaesato ed estraneo.
Eppure a Messina Vittorio Trimarchi ha fatto tanto. A 16 anni ha cominciato a lavorare nel centro artigianale del padre in cui si recuperavano e si preparavano al riutilizzo i materiali cartacei. Il magazzino era, appunto, a Maregrosso e Vittorio l’ha rilevato negli Anni Ottanta. In parallelo aveva avviato l’attività di antiquario, con tanto di negozio nel salotto buono della città. E quando, nei primi anni Duemila, s’imposero anche in Italia le norme europee sul riciclo – da affidare a soggetto pubblico o comunque aggiudicatario di gara pubblica – fu costretto a chiudere il centro creato dal padre e si dedicò solo all’antiquariato. Ma l’una e l’altra esperienza si erano fuse nell’idea di un posto in cui mischiare epoche stili e suggestioni e potersi fermare a riflettere. Lo chiamò il “Pensatoio” e lo aprì in quello che era stato il suo magazzino.
Il sociologo Pier Paolo Zampieri, valdostano d’origine, e la sociologa Valentina Raffa, messinese, vi si imbattono per caso mentre cercano lo spazio giusto per allestire la mostra dedicata a Giovanni Cammarata (Messina, 1914 – Messina, 2002), l’artista semianalfabeta che in questa zona degradata di Messina aveva creato un castello incantato di opere naif.
Ed ecco che il “Pensatoio”, già sovraccarico di atmosfera, diventa sede della mostra. E poi sede di tante altre iniziative di Zonacammarata, l’urban lab messinese che ha dedicato studi, convegni, mostre e premi agli artisti irregolari e soprattutto al maestro di Maregrosso da cui ha preso il nome. Dopo poco, il “Pensatoio” ospita anche l’associazione Lalleru del critico e artista Mosé Previti. E tutto questo senza mai abdicare alla propria identità. In quello spazio lo spazio si modifica secondo le esigenze; in qualche modo, tra eclettismo e sincretismo, tutte le anime e le provocazioni vi si ambientano e adattano.
Quando Vittorio lascia Messina, chiude anche il “Pensatoio”. “Ultima serata per il Pensatoio di Vittorio. Chiude la mostra Artisti al Pensatoio. Chiude il Pensatoio. Vittorio smonta tutto, Vittorio vola via” si legge nell’evento che presenta la festa di chiusura del 23 giugno 2016. Vi si esibiscono i Big Mimma in acustica e Central Live set.
“Sarà l’occasione per salutare questo posto straordinario e, perché no, scegliere qualcosa da portarsi via (previo consulto col proprietario)”. L’inizio della serata è fissato alle ore 20:30. “Ma Vittorio sarà in ‘casa’ dalle 13.30 come sempre”.
Ecco Vittorio non è più in casa a Messina. Mentre Zonacammarata prosegue il proprio volo, tra raccolta fondi per salvare e restaurare opere di Cammarata, pubblicazioni scientifiche e dibattiti nazionali per raccontarne la visione, Vittorio è di casa all’altro capo del mondo. Con Rina. Per la quale – ricorda – nel cortile di casa con quattro assi di legno aveva costruito a 9 anni il suo primo “Pensatoio”.
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