Il Tribunale di sorveglianza di Milano ha disposto il “differimento pena” per il “boss della Comasina”, da 52 anni all’ergastolo per quel che ha commesso.
Cioè Rapine a mano armata, sequestri di persona e poi furti, risse, continui tentativi di evasione. Renato Vallanzasca è considerato uno dei più efferati criminali italiani.
I giudici hanno accolto l’istanza della difesa, motivata dalla “incompatibilità col carcere” perché da tempo malato di Alzheimer.
Nel 1972 il primo arresto, insieme con il fratello Roberto, per aver rapinato due supermercati. Renato Vallanzasca finisce in carcere, a San Vittore. Dovrebbe restarci per dieci anni, ma passerà recluso soltanto quattro anni durante i quali tenta costantemente di evadere.
Per continue risse, pestaggi e sommosse cambia ben 36 penitenziari, da cui tenta ogni volta di scappare.
Infine riesce a prendere volontariamente l’epatite, iniettandosi urine per via endovenosa, ingerendo uova marce e inalando gas propano: quando viene ricoverato in ospedale riesce finalmente a scappare.
Durante la latitanza rimette insieme la banda e ricominciano le rapine a mano armata (circa 70) durante le quali diverse persone rimangono uccise.
Poi iniziano i sequestri di persona, che in tutto saranno quattro. Nel 1977 Vallanzasca viene rintracciato e torna in prigione. Iniziano i rocamboleschi tentativi di evasione. Nel 1980 riesce a fuggire da San Vittore insieme a un gruppo di altri detenuti, tenendo in ostaggio il brigadiere Romano Saccoccio, ma dopo una sparatoria per le vie di Milano Vallanzasca viene ferito e catturato nuovamente.
Nel 1987 riesce a fuggire dall’oblò del traghetto che da Genova avrebbe dovuto portarlo nel carcere di Nuoro, in Sardegna, e viene ritrovato solo qualche settimana dopo. Nel 1995 un nuovo tentativo di evasione dal carcere di Nuoro, per cui viene accusata la sua legale.
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