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Restrizioni allentate ai vaccinati, nonostante il cambio colore: le Regioni premono, il governo frena

Pubblicato il 18 Novembre 2021

Tra le ipotesi al vaglio ci sarebbe di consentire attività ricreative a chi è vaccinato, nonostante il cambio di colore della regione, superando il limite di quattro persone a tavola nei ristoranti. Misura che varrebbe per la zona gialla, ma anche arancione dove le restrizioni sono severe, con coprifuoco, ristoranti aperti solo per l’asporto e chiusura degli impianti sciistici

Chiusure mirate, lockdown leggeri, e misure restrittive mettono di nuovo al centro l’utilizzo del green pass ‘rafforzato’, ovvero un lasciapassare solo per i vaccinati e per le attività ricreative operanti nelle regioni che cambieranno colore. Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza, propone di “irrigidire le misure per il rilascio del green pass” accendendo il confronto, necessario per delineare una linea comune, tra regioni e governo.

Austria e Germania, travolte dalla quarta ondata di Covid-19, hanno già introdotto il cosiddetto sistema 2G: geimpft (vaccinati) e genesen (guariti). Ossia il green pass spetta solo a chi è vaccinato o guarito dal Covid e non a chi fa un tampone negativo. Un modo per incentivare le vaccinazioni e introdurre restrizioni – ancora tenui in giallo, ma pesanti in arancione – che non gravino su chi si è sottoposto all’immunizzazione.

Resterebbe invariato il mondo del lavoro, con il certificato verde rilasciato a vaccinati, guariti e chi ha un tampone negativo. 

È la proposta cui cercano di aggregare consenso i governatori che si vedranno e porteranno la loro posizione all’attenzione del Governo alla Conferenza Stato-regioni convocata dal ministro Mariastella Gelmini. Un appoggio alla posizione dei presidenti è arrivato oggi al segretario del Pd Enrico Letta. Palazzo Chigi continua a frenare sull’ipotesi di stretta, forte di dati ancora rassicuranti su terapie intensive e ricoveri ordinari, anche se i contagi hanno superato quota diecimila portandosi ai livelli di maggio. In prima battuta l’esecutivo sembra studiare un provvedimento sull’obbligo della terza dose per sanitari e personale delle Rsa. 

green pass restrizioni

“Ogni persona in più che si vaccina è uno scudo più forte che abbiamo”, ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza. Mentre la Cei attacca i no vax, protagonisti di “proteste irresponsabili e contro il Vangelo per una malintesa affermazione della libertà e dei diritti”. Il fronte dei governatori che vuole evitare strette a chi è immunizzato si allarga e comprende il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga (Friuli-Venezia Giulia), Giovanni Toti (Liguria), Luca Zaia (Veneto), Attilio Fontana (Lombardia), Giuseppe Occhiuto (Calabria), Vincenzo de Luca (Campania), Donato Toma (Molise), Nicola Zingaretti (Lazio). De Luca (Campania) propone “Il napalm o il lanciafiamme”, ma non è tempo di scherzare.

Tra le ipotesi al vaglio ci sarebbe di consentire attività ricreative a chi è vaccinato, nonostante il cambio di colore della regione, superando il limite di quattro persone a tavola nei ristoranti. Misura che varrebbe per la zona gialla, ma anche arancione dove le restrizioni sono severe, con coprifuoco, ristoranti aperti solo per l’asporto e chiusura degli impianti sciistici.

“Lockdown per non vaccinati? Non è la strategia da attuare con i numeri odierni, può essere valutata in caso di passaggio in zona arancione”. Lo afferma Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus. “Non è la strategia da attuare con i numeri odierni – ha affermato Sileri -. C’è qualche area del Paese che rischia di finire in zona gialla, ma questa non prevede grosse restrizioni; quindi, al momento non vi è motivo di fare restrizioni per i non vaccinati. Va tenuta sul tavolo, come tante altre opzioni, ma la situazione è sotto controllo”. 

Un lockdown per i soli no vax “ha oggettivi limiti costituzionali. Dovremmo investire di più sul dialogo convincendo gli irriducibili a vaccinarsi. Comunque, ogni decisione la prenderemo assieme, fra governatori”. Così il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, in una intervista al Corriere della Sera. E sul vaccino obbligatorio aggiunge: “Qualcuno può forse pensare che in questo Paese si possano accompagnare i cittadini coattamente a vaccinarsi?”.

E confessa di aver pianto durante la pandemia: Certo. All’inizio, è stato tragico perché avevamo tutti paura di morire. Nessuno aveva le istruzioni per l’uso. Quel 21 febbraio 2020, quando mi hanno detto del primo caso di Covid a Vo’ Euganeo, mi sono sentito come se entrassi in guerra. Era il momento di assumersi le responsabilità e io ho preso subito decisioni impopolari. Ma lì ti sostiene l’adrenalina. E come mi diceva mio nonno che ha fatto la guerra: il trauma lo avverti quando ci ripensi a mente fredda”.

Chi ha fatto il proprio dovere va tutelato: se la situazione dovesse evolversi in senso negativo, ci dovranno essere limitazioni che non vadano a colpire chi si è vaccinato”. Ne è convinto il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, intervistato da La Stampa. E alla domanda se abbia in mente il ‘modello austriaco’, risponde: “Queste sono decisioni che spettano al governo. Io vado a dire. tuteliamo prima di tutto la libertà di chi ha fatto il proprio dovere”. Sulla terza dose il presidente della Lombardia afferma: “sono scelte che competono al governo. Io personalmente sto facendo di tutto per invitare i cittadini a farla. Nella mia filosofia – dice – non sono mai favorevole alle imposizioni, all’obbligatorietà. Io sono per cercare di convincere la gente”.