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Draghi in conferenza stampa:

Riforma della Giustizia, Draghi: “Agire in tempo utile per l’elezione del nuovo Csm”

Pubblicato il 11 Febbraio 2022

“Discussione ricchissima, molto condivisa: c’è stato l’impegno corale di tutti i ministri a sostenere con i loro partiti la riforma. E’ stata più che rilevante la delimitazione delle aree dove permangono differenze di vedute, c’è l’impegno a dare priorità per l’approvazione della riforma in tempo utile per l’elezione del nuovo Csm“. Lo ha affermato Mario Draghi, in conferenza stampa. Ha aggiunto: “Differenze di opinioni su alcuni punti sono rimaste, è stato possibile modificare soltanto marginalmente il testo dove c’era accordo. Tutti lavorano per raggiungere un testo concordato nei tempi. E’ opportuno ricordare che la maggioranza dei magistrati lavora silentemente”.

Stop alle porte girevoli, alle commistioni tra politica e magistratura. Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario, dopo un’ora e mezza circa. Prima si erano riuniti il premier e i capidelegazione: con Mario Draghi c’erano il ministro Marta Cartabia e i rappresentanti della maggioranza. Forza Italia poco prima aveva chiesto un ulteriore rinvio.

La bozza della riforma

Secondo le bozze i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno svolto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), al termine del lavoro svolto non potrebbero ottenere funzioni giurisdizionali per tre anni. Bisogna individuare la destinazione, per mezzo degli organi di autogoverno. Stesso discorso per i magistrati che si sono candidati in politica, ma non sono stati eletti. E ancora: i magistrati, che hanno ricoperto cariche politiche elettive (da parlamentare nazionale ed europeo, consigliere e presidente di giunta regionale, a consigliere comunale e sindaco), al termine del mandato sarebbero “collocati in posizione di fuori ruolo presso il ministero di appartenenza oppure, per i magistrati amministrativi e contabili, presso la presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero sarebbero destinati allo svolgimento di attività non direttamente giurisdizionali, né giudicanti né requirenti”. Per i magistrati fuori ruolo, distaccati nei ministeri o nelle istituzioni, è prevista la riduzione del numero massimo, ora pari a 200. Sarebbe pari a 10 anni la durata massima del collocamento fuori ruolo, così come sarebbero necessari 10 anni di effettivo esercizio delle funzioni giurisdizionali prima di poter chiedere di lavorare in ministeri e istituzioni.

Consigli giudiziari: voto agli avvocati

Nei Consigli giudiziari, si introduce il voto degli avvocati sulle valutazioni di professionalità dei magistrati stessi. Ciò avviene soltanto quando il consiglio dell’Ordine ha fatto una segnalazione formale di comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare: il voto degli avvocati nei Consigli giudiziari sarà unitario. Si valuterà la posizione del magistrato: la “tenuta dei provvedimenti giurisdizionali” con l’acquisizione, a campione, della documentazione necessaria per accertare l’esito dei procedimenti nelle successive fasi di giudizio. I magistrati che si candidano in politica, per l’intero periodo di svolgimento del mandato, dovranno stare in aspettativa e senza assegni. Resterà loro, comunque, il ruolo. Cumulare il trattamento economico con l’indennità prevista per la carica non sarà consentito. No alle nomine a pacchetto. Si pensa a rendere obbligatoria la definizione delle nomine in base al calendario. Sono previste deroghe per gravi e giustificati motivi. Saranno prese in considerazione in ispecie le capacità organizzative dei candidati, mentre costituirà un criterio residuale l’anzianità. Si darà valore alle pari opportunità, se i candidati avranno gli stessi requisiti di merito. I componenti della Sezione disciplinare non potranno fare parte della commissione per gli incarichi direttivi. Nella segreteria e nell’ufficio studi del Csm, potranno entrare previo concorso avvocati, professori universitari e dirigenti amministrativi, mentre fino a ora c’erano soltanto da magistrati.

L’elezione del Csm

Un sistema elettorale misto, basato su collegi binominali, è previsto per l’elezione del Csm: ciascuno eleggerà due componenti del Csm, con una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Non sono previste liste, ma candidature individuali. I componenti del Csm saranno di nuovo 30: 20 togati e 10 laici. Il sorteggio permetterà di assicurare che sia raggiunto il minimo di 6 candidati, in ogni collegio binominale. Il sorteggio si terrà soltanto se non ci saranno candidature spontanee sufficienti. Almeno tre candidati su sei ogni collegio binominale dovranno essere del genere meno rappresentato. Sarà possibile collegarsi in network per i candidati giudici alle elezioni del Csm, al fine di tutelare i gruppi minori e dunque assicurare il pluralismo. Dei 13 seggi, 8 saranno attribuiti con sistema maggioritario binominale (due per ogni collegio) mentre gli altri 5 su base proporzionale, a livello nazionale. E’ prevista la possibilità per i candidati di collegarsi in network per la distribuzione proporzionale di questi 5 seggi.

Mallegni (Fi): “Ci sono dei punti imprescindibili che devono essere all’interno della riforma”

Il senatore Massimo Mallegni aveva dichiarato: “Non possiamo accettare di votare testi senza prima una presentazione e un approfondimento concreto. Per Forza Italia ci sono dei punti imprescindibili che devono essere all’interno della riforma: la separazione delle carriere, il divieto del rientro in magistratura per chi ha ricoperto cariche politiche e un sistema elettorale maggioritario per il Csm. Seppur il tema sia importante e urgente non possiamo permetterci di trattarlo con leggerezza. L’improvvisazione non appartiene a Forza Italia: siamo, quindi, pronti a lavorare e impegnarci al massimo nel bene della comunità per evitare l’ennesima riforma da dare in pasto ai cittadini che sono stanchi di decisioni di posa». A dirlo era stato . Forza Italia ha annunciato, tra l’altro, una conferenza stampa alle 16.30 presso la sede nazionale del partito a Roma per commentare la nuova riforma sulla giustizia.

Bongiorno (Lega): “Il testo dovrà essere migliorato in Parlamento”

Giulia Bongiorno, responsabile del Dipartimento Giustizia della Lega, ha dichiarato: “Quanto approvato dal Consiglio dei Ministri di oggi in materia di riforma della Giustizia è solo un punto di partenza. Il testo dovrà essere migliorato in Parlamento, così come assicurato dal premier Mario Draghi, ma un cambiamento radicale sarà possibile solo grazie ai referendum“.