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Giorgia Meloni

La legge di Bilancio incombe. Il Governo Meloni è chiamato a fare presto con la riforma delle pensioni

Pubblicato il 29 Ottobre 2022

La terribile congiuntura economica e la crisi che sta paralizzando il nostro Paese impone di fare presto con la riforma delle pensioni, uno degli snodi fondamentali della legge di Bilancio che deve essere approvata entro fine anno. Appena due mesi, quindi, e Giorgia Meloni è già chiamata a dare risposte importanti, fondamentali per il futuro dell’Italia. Il nuovo Presidente del Consiglio, a meno di una settimana dal suo insediamento deve fare in fretta e sciogliere il nodo delle pensioni. Il rischio è di ritrovarci, ad inizio 2023, di tornare alla legge Fornero. Entro due mesi, quindi, bisogna dare il via libera, compreso il passaggio parlamentare, alla nuova legge di Bilancio. Sulla riforma delle pensioni, nelle scorse settimane, sono avanzate due ipotesi: Quota 41, cavallo di battaglia di Matteo Salvini, e Opzione Uomo (bocciata però immediatamente dalla Cgil), proposta da Fratelli d’Italia. In ogni caso, e qualsiasi strada si sceglierà, bisogna fare presto e trovare una soluzione che metta tutti d’accordo.

Riforma delle pensioni, ecco cosa dovrebbe fare l’esecutivo Meloni

Pensioni

Sulla riforma delle pensioni dovrebbero essere cinque i miliardi investiti all’interno della legge di Bilancio. Soldi che saranno concentrati sul rinnovo degli scivoli per lasciare il lavoro in anticipo. A partire da Opzione Donna e Ape sociale, che saranno rinnovati in ogni caso, a prescindere dal ragionamento generale che verrà fatto su uno scivolo più ampio. L’ipotesi che il Governo Meloni vuole scongiurare a tutti i costi è quella di tornare alla legge Fornero, da sempre avversata e uno dei cavalli di battaglia della destra italiana quando si è trattato di criticare la manovra fatta all’epoca del Governo Monti. Si starebbe pensando, invece, ad un sistema di incentivi per la maggior parte della platea. Avanza la probabilità che venga rinnovata quota 102 voluta dall’ex premier Mario Draghi come compromesso. Questo almeno se non si dovesse trovare la quadra su Quota 41, cioè andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. In tutti questi discorsi e pensieri, però, nel frattempo Giorgia Meloni e i suoi riflettono su un sistema di incentivi basati su sgravi fiscali per i lavoratori a partire dai 63 anni. Un modo questo per convincere i lavoratori a uscire qualche anno più tardi dal mercato del lavoro, permettendo loro di guadagnare di più. Quel che è certo è che il tempo stringe e la riforma delle pensioni è uno snodo cruciale per cominciare a dare i primi giudizi sul nuovo esecutivo.