Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Comitato Salute Pubblica Piombino Val di Cornia
Abbiamo letto l’intervista all’Amministratore di Snam FSRU, Ingegnere Elio Ruggeri, pubblicata da Il Tirreno in data 7 luglio, al quale ci permettiamo di fare alcune osservazioni. Al giornalista che rileva come a Piombino esista un fronte compatto del NO, poiché considera il rigassificatore come una minaccia, l’Ing. risponde:
“ Sono consapevole che quando si propone un nuovo investimento industriale in un territorio si creano dubbi, incertezze, insicurezza”.
A queste parole ci viene subito da sottolineare che trattasi di un investimento industriale non di poco conto o poca rilevanza, ma di un impianto ad alto rischio di incidente rilevante, disciplinato dalla normativa Seveso III e dalla normativa italiana di cui al decreto 105/2015, normativa che vale per tutte le attività dove avviene la rigassificazione . Non ci sembra questa una particolarità secondaria.
E ancora, l’Ingegnere sostiene che al mondo vi sono tanti di terminali di rigassificazione, sono iper sicuri e non ci sono rischi non controllati né per l’ambiente né per la popolazione.
Siamo molto preoccupati, invece, perché nel mondo non ce ne sono tantissimi e in Italia solamente uno a Livorno, uno in Adriatico e uno a Panigaglia . Gli incidenti, nel corso degli anni avvenuti in tutto il mondo sono, al contrario, moltissimi. A priori quindi non si possano escludere incidenti e se la struttura di rigassificazione si trova in un contesto come il nostro:
- vicino ad altri impianti a rischio di incidente rilevante,
-dentro un porto,
-vicino alle abitazioni,
-vicino all’arrivo dei treni,
-in un porto densamente trafficato da persone, - vicino a imbarcazioni,
-dove si svolgono attività industriali,
in tale contesto, ripetiamo, anche un incidente minore, può avere conseguenze gravissime.
Le affermazioni dell’Ingegnere dovranno trovare spazio e verifiche nel Piano di Sicurezza che, ai sensi di legge, la Società è tenuta a predisporre e a sottoporre all’esame del Comitato Tecnico Regionale(art 6 e 10 decreto 105/2015) ed allora vedremo come saranno accolte quelle affermazioni da tecnici non della SNAM. Siamo certi che se tale progetto fosse sottoposto a VIA-VAS e ad un attento esame, come prescritto dalla direttiva Seveso III, non potrebbe che essere respinto, tanto è assurda la collocazione del rigassificatore proposta da SNAM, collocazione che risponde a interessi economici aziendali. Nel piano di sicurezza debbono essere individuati i possibili incidenti in relazione al contesto e riportate le previsione per far fronte alle evenienze. Il Comitato, organo altamente qualificato, potrà fare ispezione del luogo, acquisire dati e approvare o meno il Piano. Poiché il Piano di sicurezza è parte integrante del progetto alla città, farebbe piacere conoscerlo, così forse sarebbe più chiaro a tutti di che cosa si parla. Siamo nell’ambito degli incidenti rilevanti, la popolazione dovrà essere informata ai sensi di legge indicando cosa è tenuta a fare per la propria incolumità. L’ingegnere specifica che non c’è nessuna differenza tra impianti Fsru ( navi galleggianti) e impianti a terra in riferimento all’attività di rigassificazione, attività che fa “ scattare” l’applicazione di normative specifiche.
Ha proprio ragione, nessuna differenza ed è per questo che ai vari impianti si rendono applicabili le normative sui rischi di incidenti rilevanti, pertanto il CTR, a ben esaminare, dovrà prima ancora del Piano di sicurezza, esaminare la proposta preliminare ed approvare o meno il Piano di fattibilità ex art 17 decreto n.105( Piano preliminare di sicurezza), perché così è avvenuto anche per l’impianto di Livorno che è del tutto simile a quello prospettato per Piombino, che ha visto trasformare la nave metaniera Golar frost in un terminale galleggiante di rigassificazione, ancorato al fondo marino .
Il progetto nel nostro porto, che prevede ancoraggio stabile per anni in banchina, è del tutto analogo. E se per Livorno si è passati in primis dal Piano di fattibilità che deve inquadrare l’impianto nel contesto degli elementi presenti, verificando preliminarmente se incidenti possano essere tenuti sotto controllo, si desume che debba applicarsi analoga procedura, perché la legge sui grandi rischi non l’ha cancellata nessuno, anzi è espressamente richiamata dal decreto, art.5. La norma 105/2017 art.17 deve essere interpretata perché, quando parla di nuovi stabilimenti, riteniamo debbano intendersi sia quelli in costruzione come quelli in navi stabili, perché è sulla sicurezza della loro attività, dove e come questa viene svolta, che la norma vuole garantire.
L’ingegnere ricorda che questi impianti si trovano nei porti di Barcellona e Marsiglia, porti non certo paragonabili al nostro, dove non esiste una sola via di entrata ed uscita per traffico commerciale, industriale e passeggeri. Impossibile credere che non vi saranno intralci e rallentamenti alle altre attività portuali, come non ci convince affatto che l’acqua fredda con cloro, gettata in mare, non sia dannosa per l’habitat marino e gli allevamenti ittici, abbiamo letto aspetti non rassicuranti a proposito. Un giornalista alcuni giorni fa ha sostenuto che il cloro fa bene alle cozze e possiamo assicurare che l’ironia dei piombinesi è corsa veloce sui social e non solo! L’acqua clorata non resterà confinata nel porto di Piombino, dato che non è un lago! Vi sono correnti marine che escono ed entrano, vi è un traffico intenso di navi, aliscafi e traghetti, tutto ciò farà in modo che il cloro raggiunga, con la sua azione desertificatrice, tutto il golfo di Follonica.
Con quale serenità pensa la Società che la città abbia appreso dell’istanza rivolta ad un periodo di 25 anni? Ricordiamo che interviste dal Ministro in giù hanno sempre parlato di una soluzione transitoria, uno o due anni, per altro ugualmente inaccettabile. L’ingegnere sostiene che se proprio la città non la vuole, è disponibile verso altra soluzione. Quale? Risposta: “la sposteremo non appena saranno pronte le infrastrutture altrove”. Quindi nessun piano B all’orizzonte. Obiettivo di esercizio inizio aprile 2023. A Livorno, tra prove e contro prove, pareri, verifiche, piani di fattibilità, piani di sicurezza e con l’impianto in alto mare, ci sono voluti 12 anni per l’esercizio, circa 8 anni per il rigassificatore in Adriatico. Da noi? Qualche mese, ma siamo in urgenza….
Ah, ci siamo accorti che nell’elenco dei pareri e degli organi interessati alla procedura, resi noti dal Commissario, non è stato menzionato il Comitato Tecnico Regionale, quello che deve istruire il Piano di fattibilità e Piano di Sicurezza, ecco, vogliamo ricordarlo al nostro Governatore e non solo a Lui.
La società Snam fa il proprio lavoro, ma chi ci amministra avrebbe dovuto trovare soluzioni meno impattanti e preoccupanti per una comunità, l’urgenza non giustifica il non ascoltare i territori.
Si leggono previsioni anche di politici che parlano di avvio in esercizio a primavera prossima, ma tra istruttoria sulla sicurezza, piano preliminare e definitivo, tra valutazioni ambientali che comunque andranno esaminate, tra verifiche sui rumori, scarichi, emissioni, non crediamo che davvero tutto o quasi tutto sia scontato. Anzi siamo sicuri che risulterà impossibile installare tale impianto nel porto di Piombino. Infine, siamo convinti che la scelta del GNL a livello Nazionale sia sbagliata, vi sono altri mezzi per risolvere veramente la crisi energetica!
Il Comitato Salute Pubblica Piombino Val di Cornia