“Mio figlio lavorava in nero e sottopagato. Gli davate trenta euro dalle 17 sino 1 di notte. Il mio legale sta preparando una querela”. Questo è parte del commento, dai toni forti, che un genitore leccese ha postato all’indirizzo di un ristoratore leccese, in risposta al post che aveva pubblicato alcuni giorni prima sul suo profilo social per la ricerca di personale da inserire in azienda.
«Cerco personale che non sappia fare nulla – aveva scritto il titolare di un’attività di ristorazione nel Salento – va bene anche svogliato, maleducato e di qualsiasi presenza. Per i giorni lavorativi: decidete voi». Un messaggio netto e provocatorio allo stesso tempo che sui social nell’immediato aveva riscosso numerosi like ma anche molte critiche. Tra queste anche quella del genitore che ora potrebbe avere risvolti legali.
Di fatto però torna sotto i riflettori il difficile rapporto tra lavoratori dipendenti e titolari d’impresa della ristorazione e del turismo, in questa fase di avvio nella ricerca di personale da ingaggiare in vista della stagione estiva. E che ha fatto discutere non poco nell’ultimo periodo finendo anche sul tavolo del confronto tra sindacati, associazioni di categoria e imprenditori.
Ma andiamo per gradi. L’uomo, dopo la replica su Facebook, ha tenuto a precisare alcuni passaggi del suo messaggio. “Mio figlio si è presentato per lavorare in pizzeria e senza alcuna forma di tutela legale è stato messo in sala a fare il cameriere per ben otto ore consecutive. Lavorava dalle 17 sino all’una di notte – spiega l’uomo – ed ogni giorno tornava a casa stanchissimo. Con tutti i rischi che si possono correre nel rientrare affaticati e a tarda ora. Così, al termine della settimana di lavoro, dopo una discussione in famiglia il ragazzo ha deciso che era meglio rinunciare all’incarico”.
L’uomo però ora promette battaglia legale per far valere i diritti del figlio. “Il nostro legale sta preparando una querela per lavoro in nero. È mortificante ed è un insulto leggere messaggi e storie su carenza di personale quando la verità sono queste paghe da fame. Questi signori – aggiunge – farebbero meglio a non mettere post e ad essere onesti nella vita”.
Post che tuttavia non è passato inosservato a uno dei titolari dell’attività di ristorazione in terra di Salento, che ha tenuto a fare chiarezza sulla vicenda. “Non voglio scendere nella polemica ma ribadisco che il post pubblicato era un tentativo di smuovere le coscienze e invogliare i giovani ad imparare un mestiere.
Ci si è esposti con un messaggio ironico a nome del movimento ristorazione Mpgs, già in crisi per l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. Purtroppo, però l’argomento è risultato essere divisivo soprattutto sui social, con alcuni utenti che hanno apprezzato, mentre altri hanno criticato duramente. Ora siamo vittima di questi leoni da testiera, che mettono in atto operazioni strutturate solo per metterci in cattiva luce”. Quindi la chiosa finale. “Ancora oggi riceviamo curriculum e richieste di personale da alcuni colleghi della ristorazione. Il nostro locale non cerca personale e rimuoveremo il post. Il resto – ha concluso l’imprenditore – sono solo cattiverie”.
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