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Rivoluzione welfare: passa alla Camera l’assegno unico universale per i figli

Pubblicato il 22 Luglio 2020

Una vera e propria rivoluzione del welfare italiano. L’assegno unico per ciascun figlio, dalla nascita fino ai 21 anni, approvato ieri dalla Camera dei Deputati, rappresenta un enorme passo avanti nell’ottica del sostegno alle famiglie e della semplificazione delle misure in loro favore. “L’assegno unico serve a non aver paura del futuro, perché lo Stato è al fianco delle persone, accompagnandole nel loro cammino, nella vita”, ha dichiarato infatti Graziano Delrio, primo firmatario del disegno di legge.

L’aula della Camera ha approvato la proposta di legge praticamente all’unanimità, con 452 sì e una sola astensione, inviando così il provvedimento all’esame del Senato. Dopo l’approvazione a Palazzo Madama, data ormai per scontata, il Governo avrà dodici mesi per dare vita ai decreti attuativi.

Il disegno di legge, presentato a giugno 2018, prevedeva un assegno unico da 240 euro al mese per ogni figlio minorenne a carico, da ridursi a 80 euro al compimento della maggiore età e fino ai 26 anni, con una maggiorazione del 40% di entrambe le prestazioni in caso di disabilità del figlio.

Il testo approvato ieri prevede invece che la cifra da erogare mensilmente alle famiglie sia agganciata ai parametri Isee, ossia venga stabilita sulla base delle condizioni economiche di ogni nucleo familiare. Restano ferme l’universalità del beneficio, rivolto a tutte le famiglie, la maggiorazione a partire dal terzo figlio, le maggiorazioni per i figli disabili, la riduzione dell’importo per i maggiorenni, che potranno essere diretti destinatari dell’assegno. Nel caso dei figli maggiorenni, inoltre, sarà necessario dimostrare che questi siano inseriti in un percorso di formazione scolastica, universitaria o professionale o che svolgano tirocini o attività lavorative con redditi complessivi inferiori a un certo importo annuale; in alternativa i figli maggiorenni devono risultare registrati come disoccupati e in cerca di lavoro presso un centro per l’impiego o un’agenzia per il lavoro oppure avviati al servizio civile universale.

Secondo il testo licenziato, l’importo potrà essere corrisposto in forma di assegno mensile o di credito d’imposta: starà al Governo stabilire le modalità di erogazione.