Roma, saluti fascisti per commemorare la strage di Acca Larentia: infuriano le polemiche (VIDEO)

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Prima la commemorazione delle autorità, con la deposizione delle corone di alloro da parte del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e, per il Campidoglio, dell’assessore alla Cultura Miguel Gotor, nel piazzale dove c’è la targa ricordo. Poi, in un secondo momento, quando presidente e assessore erano già andati via, e in un luogo diverso, davanti alla ex sede del Msi, la commemorazione di alcuni militanti con il “Presente” e il saluto romano.

Una selva fitta di braccia tese nell’inequivocabile gesto col quale si manifestava la fedeltà a Mussolini o a Hitler.

Si è svolta così ieri, così come immortalato anche da diversi video in rete, la mattinata di iniziative per commemorare i tre militanti del Fronte della gioventù Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, uccisi il 7 gennaio 1978 a Roma nella strage di Acca Larentia.

“Roma, 7 gennaio 2024. E sembra il 1924. Presenteremo un’interrogazione al Ministro Piantedosi, quel che è accaduto non è accettabile. Le organizzazioni neofasciste vanno sciolte, come dice la Costituzione”.

Lo scrive sui social la segretaria Pd, Elly Schlein, postando una foto dei saluti romani in occasione del ricordo di Acca Larentia.

“Non è in discussione l’umana pietà per i morti e neanche la condanna della violenza politica di ieri e di oggi. Tutta, senza distinzione. Ma il saluto romano, fatto in occasione del ricordo di Acca Larentia, è esso stesso simbolo di morte, violenza e sopraffazione. Per questo dovrebbe essere condannato in primo luogo dalle forze politiche. Tutte. Chi non lo fa è complice”, dichiara il deputato del Pd, Nicola Zingaretti.

“Questa è una vergogna inaccettabile in una democrazia europea”, scrive sui social il leader di Azione Carlo Calenda, commentando le immagini dei saluti romani durante la commemorazione di Acca Larentia.

“Siamo una forza che certamente non è fascista, siamo antifascisti. Chi ha avuto un comportamento del genere certamente deve essere condannato da parte di tutti, come devono essere condannate tutte le manifestazioni di sostegno a dittature. C’è una legge che prevede che non si possa fare apologia di fascismo nel nostro paese, e’ vietato dalla legge”, afferma il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, a chi gli chiedeva se FI potrebbe appoggiare la richiesta delle opposizioni di un’interrogazione.

“Un signore alla prima della Scala grida Viva l’Italia antifascista, cioè il principio base della nostra Costituzione, e viene immediatamente identificato dalla Digos come se fosse un potenziale pericolo. Centinaia di persone si radunano in via Acca Larenzia, ogni anno, facendo chiara apologia del fascismo a braccio teso, cioè contro la Costituzione, e nessuno interviene, né li identifica, né lo impedisce. Il mondo alla rovescia, la vergogna è questa qui”, dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.

Alla quale fa eco a L’aria che tira, su La7, Matteo Renzi: “Massimo rispetto che tutte le vittime della violenza politica, non importa a quale schieramento appartenessero, quindi giustissimo ricordarle e commemorarle, ma non sono ammissibili atti che sono puniti dalla legge, tantomeno singolari metri di giudizio: chi ha gridato Viva l’Italia antifascista, che non ha commesso alcun reato, è stato identificato dalle forze dell’ordine, mentre nessuno di quelli che hanno fatto il saluto romano, che è un reato, lo è stato. E nonostante la presenza di personale della Digos in servizio per controllare lo svolgimento della manifestazione”.

I FATTI

Partita con le più buone intenzioni di una commemorazione bipartisan la giornata dell’anniversario della strage di Acca Larentia, una delle pagine più tragiche degli Anni di Piombo a Roma, è finita, quindi, tra le polemiche e l’annuncio del ricorso alle carte bollate.

Tutto per l’iniziativa di alcuni militanti di destra che hanno commemorato con saluti fascisti e “presente” i tre militanti del Fronte della Gioventù Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, uccisi a Roma il 7 gennaio 1978 davanti alla sede del Msi.

Una cerimonia, quella con i saluti romani, avvenuta dopo e in un altro luogo rispetto a quella istituzionale a cui hanno partecipato il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e l’assessore alla Cultura Miguel Gotor per il Campidoglio che hanno deposto due corone di alloro, alla presenza tra gli altri del vicepresidente della Camera Fabio Rampelli.

La vicinanza spazio-temporale dei due eventi, la prima, quella istituzionale, nel piazzale dove c’è la targa delle tre vittime e la seconda davanti alla ex sede del Msi, ha però innescato la polemica, con il Pd di Roma e Più Europa che hanno sollecitato il presidente Rocca e la premier Giorgia Meloni a prendere le distanze.

Nel tardo pomeriggio c’è stato anche un corteo che ha raggiunto Acca Larentia, un migliaio i partecipanti, ad annunciare la manifestazione un manifesto nero con il titolo ‘presente, presente, presente’ e in alto una piccola croce celtica bianca.

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Redazione Nazionale

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