Nelle ultime ore Roma è stata tappezzata di cartelloni pubblicitari riportanti la scritta “La Russia NON è il mio nemico”, con una mano tricolore a stringere una mano con i colori della bandiera russa. Il tutto mentre Zelensky ha annunciato la fine della guerra imminente, chiaramente pronosticando la vittoria dell’Ucraina.
Ma chi c’è dietro l’affissione dei cartelloni che hanno fatto scoppiare la polemica? Secondo Linkiesta ci sarebbe Domenico Aglioti, ex rappresentante municipale del M5S nel quartiere Monte Mario ed ex presidente della Commissione Cultura.
Come riportato da Open, Aglioti è anti 5G, no-vax e pro-Putin. Fu tra i primi sostenitori della candidatura a sindaco di Roma di Virginia Raggi e, secondo Linkiesta, sarebbe proprio lui l’autore dell’iniziativa che ha tappezzato la Capitale di cartelloni pro-Putin, per la precisione 20 manifesti e 5 vele motorizzate che sono andate in giro per la città per un costo che, secondo gli esperti, si aggirerebbe tra i 30.000 e i 50.000 euro.
Aglioti in un lungo post su Facebook ha voluto fare alcune precisazioni in merito all’articolo pubblicato su Linkiesta, evidenziando per prima che non è mai stato un dirigente del M5S, dal quale è uscito nel 2021. Ha precisato poi che non è il committente della campagna pro-Russia, ma ha solo posto la firma sul contratto stipulato con l’agenzia.
Ha poi negato che il costo per la campagna sia stato di 50.000 euro, ma di soli 3.000 euro. Nel suo post ha fatto presente che secondo l’articolo 11 della Costituzione “l’Italia ripudia la guerra” e ha accusato il giornale di voler alimentare un clima di odio in un periodo già molto critico per l’Europa, sull’orlo di un conflitto nucleare e mondiale. Infine ha sottolineato che all’iniziativa non ha contribuito alcuna entità esterna, ma circa 200 cittadini che l’hanno finanziata di tasca propria.
La questione, mentre Putin minaccia di usare l’atomica e Zelensky teme che la Russia possa provocare una nuova Chernobyl, ha suscitato reazioni furiose e indignate tanto a Bruxelles quanto a Roma. Raphael Glucksmann, eurodeputato francese e fondatore del partito Place publique, ha inviato un’interrogazione alla Commissione Europea per portare all’attenzione di Ursula von der Leyen e del suo esecutivo della campagna pro-Putin portata avanti in Italia. Inoltre, come ha osservato Glucksmann, cartelloni del genere sarebbero comparsi in altre città italiane come Verona, Parma, Modena, Pisa e in Calabria e li avrebbe rivendicati l’associazione No vax Sovranità Popolare. In alcuni casi i cartelloni sono stati rimossi, in altri campeggiano ancora in bella vista.
Forti le reazioni anche in Italia, a partire dalla deputata del Pd Lia Quartapelle che ha sollevato un’aspra polemica durante un’interrogazione, e dal capogruppo di Azione Flavia De Gregorio che ha vivacemente protestato al Consiglio comunale di Roma e che ha già depositato un’interrogazione al sindaco Roberto Gualtieri. Monica Lucarelli, assessore alle Attività produttive di Roma, ha comunicato che il 10 settembre è già stata diffidata la società responsabile dell’affissione, con l’ordine di rimuovere nel minor tempo possibile i cartelloni. Secondo la Lucarelli dopo una prima rimozione i cartelli sarebbero stati montati di nuovo da un’altra società, anch’essa diffidata dal Comune.
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