Pubblicato il 6 Luglio 2023
Salvatore Parolisi, l’ex militare condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea, uccisa nel 2011 con 35 coltellate nel bosco di Colle San Marco a Teramo, ha rilasciato un’intervista a “Chi l’ha visto?” che andrà in onda questa sera su Rai 3 durante un permesso premio.
Salvatore Parolisi: “Se dimostrano che l’ho uccisa io, sono pronto a beccarmi l’ergastolo”
Parolisi si è sempre dichiarato innocente e lo ha ribadito anche nel corso dell’intervista: “L’ho sempre detto anche al giudice, da uomo, da militare e da padre: datemi l’ergastolo e buttate la chiave se sono stato io, se ho fatto una cosa del genere e me lo provate. Perché a me non l’hanno mai provato”.
L’ex militare, che ha scontato 12 dei 20 anni di carcere previsti dalla sentenza, riceve di tanto in tanto dei permessi premio, e sulla sua vita in carcere si è espresso così: “Potevo uscire da 4 anni, ma mi hanno dato solo 12 ore di permesso di m***a. Qui ci sono gli ergastolani ed escono dopo poco”.
I tradimenti e il difficile rapporto con la moglie Melania
Ha parlato poi dei tradimenti e del difficile rapporto che ha avuto con la moglie per una serie di circostanze: “Non si vive per inerzia, la vita è fatta di tanti valori e l’amore ti fa andare avanti. Per me il matrimonio era la realizzazione di un sogno. Ma la verità è che non potevo stare neanche con mia moglie a letto. Quando tornavo a casa spesso la madre dormiva con lei, litigavamo anche al telefono perché lei non veniva da me. Non l’avrei mai tradita, il primo anno ad Ascoli rigavo dritto, ma ho avuto la delusione di non avere un rapporto con lei”.
Parolisi ha ribadito di essere sempre stato innamorato della moglie, nonostante le sue scappatelle: “Melania era bellissima, Ludovica era solo una scappatella. Non era la prima volta che la tradivo, ero sempre fuori casa ma amavo Melania. Non pensavo che Ludovica avesse perso la testa per me, le ho detto un sacco di bugie. Sono stato un verme ma amavo Melania. Le davo una parte del mio stipendio perché non volevo che lavorasse”.
Infine conclude con amarezza sulla possibilità di uscire dal carcere: “Mi mancano 4 anni l’anno prossimo, se trovassi un lavoro potrei uscire. Ma chi me lo dà? Guadagno 800 euro, quando sentono il mio nome e cognome scappano”.