Il 26 marzo si è svolto il funerale di Saman Abbas e il cerchio su questa tragica vicenda si è idealmente chiuso con la deposizione delle motivazioni della sentenza ad opera della Corte d’Assise di Reggio Emilia che ha condannato all’ergastolo i genitori della ragazza 18enne, il padre Shabbar e la madre Nazia, quest’ultima ancora latitante.
Nelle motivazioni i giudici hanno spiegato che Saman non fu uccisa perché si era rifiutata di sposare un cugino più grande di lei, o almeno non solo, ma soprattutto perché continuava la frequentazione con Saqib, il suo fidanzatino dell’epoca.
Saqib si era opposto ferocemente al matrimonio della sua fidanzata Saman con un uomo che lei non amava. A scatenare l’ira della famiglia fu una foto postata sui social dove il ragazzo e Saman si baciavano. Saqib era anche lui pachistano ma, a quanto pare, appartiene ad una casta più bassa della famiglia di Saman, cosa che avrebbe scatenato l’ira dei genitori della ragazza, che ha pagato con la vita la ribellione ad un destino di infelicità già scritto.
I genitori di Saman infatti scoprirono, tramite le videoregistrazioni delle chat, che lei stava proseguendo la relazione con Saqib nonostante il divieto e che inoltre stava progettando una fuga d’amore col suo innamorato, da lì la decisione di ucciderla.
Il 19 dicembre scorso i giudici della Corte d’Assise di Reggio Emilia hanno condannato lo zio Danish Hasnain a 14 anni di reclusione e all’ergastolo i genitori Shababr e Nazia per l’uccisione di Saman Abbas, uccisa nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 a Novellara, il cui cadavere fu ritrovato a dicembre del 2022.
Sono stati invece assolti i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, per i quali è stata chiesta l’immediata scarcerazione. Nelle oltre 600 pagine di motivazioni lette dall’Agi i giudici hanno spiegato che “gli imputati Abbas Shabbar e Shaheen Nazia hanno letteralmente accompagnato la figlia a morire”. Il padre ha sempre negato di aver ucciso Saman nonostante le prove schiaccianti contro di lui, e secondo i giudici non è da escludere che sia stata proprio la madre l’esecutrice materiale dell’uccisione di sua figlia.
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