È lei, Susanna, ad avere in custodia il papà il quale dispone di ridotte prospettive di vita: per l’età, per potenziali recidive di ictus, per il generale compromesso stato di salute. Uno stato che sembrerebbe incompatibile con l’esecuzione di atti patrimoniali, peraltro scoperti in ritardo da Francesco il quale neanche può materialmente vedere il genitore “essendomi impedito”. Certo sono di parte ma non risultano affatto minoritari per qualità professionale ed esperienza negli specifici settori, i profili di un criminologo-psicologo e di un luminare del Besta, incaricati dal legale Marino di esaminare il quadro dell’anziano e al termine delle analisi, basate sulla lettura delle cartelle cliniche, coesi nell’evidenziare le pesanti criticità corporali di Alberto Vitaloni. Un uomo che non è più capace di “leggere, scrivere, fare i conti”.
Nella sua denuncia il figlio ha incluso, ritenendoli responsabili, i “collaboratori” della sorella Susanna. Sorgono fisiologiche delle domande. Una è relativa ai numerosi soggetti, magari, tanto per dire, nei circuiti notarili e bancari che via via son stati convocati per quelle intestazioni e quelle cessioni mai avanzando obiezioni, o perlomeno non nella misura di renderle dirimenti, ammesso beninteso – decideranno i giudici – che davvero fossero invece “doverose”.
Ma per intanto così è, laddove in principio fu fatica e devozione: via Lecco, a Porta Venezia, all’epoca un quartieraccio, e una piccola rosticceria aperta nel 1936 dal fondatore Francesco Vitaloni (il papà di Alberto), chiamata “San Carlo” in onore della vicina chiesa di San Carlo al Lazzaretto.
Il fondatore era un lodigiano di Codogno, nella bottega artigianale vendeva altri prodotti ma quelle patatine croccanti in città non le produceva nessuno. Successo immediato, e siccome a Milano le buone idee decollano all’istante verso il mondo intero, i Vitaloni neanche riuscirono a star dietro agli ordini. Incipit di una progressione fino agli attuali enormi fatturati d’un marchio virtuoso; e classico esempio di un’azienda di famiglia che tiene unite le proprie generazioni. O dovrebbe farlo in eterno.
Non fosse per questo scontro, con passaggi come il seguente: «I mancati accertamenti clinici di cui è responsabile Susanna sono un fatto storicamente certo, in quanto, ove fossero stati fatti, sarebbero stati certamente prodotti nel radicato procedimento civile per interdizione, a meno che la stessa non abbia in suo possesso certificazioni mediche recenti, attestanti l’incapacità del padre, e che per questo motivo non sono state prodotte nel giudizio».
Sicché ne consegue che “o Susanna ha sottoposto e sottopone a frequenti costanti accertamenti il proprio padre, evitando accuratamente di produrne gli esiti ai fratelli e perfino al Tribunale di Milano, in quanto a lei sfavorevoli, oppure la stessa donna ha colpevolmente omesso e omette di sottoporlo alle necessarie cure mediche e ai relativi accertamenti diagnostici”. Per onore di cronaca, occorre riferire che i fratelli si erano sfidati anche sull’eredità della mamma. Ma è un’altra storia.
Dopo oltre due mesi di ricovero, è morto il 62enne investito a Latina mentre attraversava…
L'Intelligenza Artificiale ha fatto irruzione prepotentemente in tutti i settori, anche quelli dove teoricamente sarebbe…
Un 40enne dipendente di un'azienda di manutenzione con sede a Marghera in provincia di Venezia,…
Paura in alta Valle di Susa, a Bardonecchia in provincia di Torino, dove si è…
Un’auto finisce fuori strada in via Maina a Sezze: necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco…
La Procura di Caltanissetta non crede al pentito: "Può essere eterodiretto" Quando sostiene di aver…