Pubblicato il 13 Ottobre 2023
L’aveva contattata su un famoso social e, spacciandosi per 15enne, aveva attirato la sua attenzione. E lei, appena 13enne, c’era cascata e aveva iniziato una relazione virtuale con quello che pensava fosse un suo coetaneo. Peccato che dietro il profilo social c’era un 21enne che – come hanno assicurato gli agenti della polizia postale – era solito adescare le minorenni sul web. Giovanissime alle quali inviava video pornografici e invitava pure a mostrargli via chat le parti intime. Il giovane ora è sotto processo. Dopo la denuncia, messa nero su bianco dalla mamma della minorenne, la polizia postale di Nuoro ha infatti effettuato le indagini. Chiedendo appunto a Facebook i dati della pagina creata ad hoc dal 21enne. “In seguito alla denuncia effettuata dalla mamma – racconta Antonio Sanna, ispettore della polizia postale – abbiamo chiesto a Facebook i dati del creatore della pagina. I responsabili del social – continua – quando si tratta di reati che toccano minori sono molto efficienti. E nel giro di pochissimo tempo abbiamo ottenuto tutto. Dopo un breve accertamento anagrafico – conclude l’investigatore – siamo risaliti al suo nominativo”. Si trattava appunto di un siciliano di 21 anni, originario di Trapani, che già in altre occasioni aveva finto di essere un 15enne per adescare giovanissime.
La denuncia della mamma
I fatti risalgono a 3 anni fa, in pieno periodo di Covid, dove i social venivano spesso utilizzati per comunicare con il mondo esterno, soprattutto dai giovanissimi. “Era il 6 ottobre, mia figlia era nella sua cameretta – ha raccontato durante il processo la mamma della vittima – l’ho trovata addormentata con il telefono ancora acceso su una chat. D’istinto ho letto il contenuto e sono rimasta paralizzata. C’era scritto ciao amore mio e chi le scriveva le aveva addirittura mandato due link a video pornografici e le chiedeva cosa ne pensava. Mi è caduto il mondo – ha assicurato – mia figlia è una bambina, aveva solo 13 anni e nonostante la avessi avvertita dei pericoli della rete ci è cascata lo stesso”. A quel punto la donna ha chiesto spiegazioni alla figlia e lei le avrebbe assicurato di non aver mai mandato sue foto intime. A quel punto la donna, spaventata, si è rivolta agli agenti della polizia postale che in men che non si dica hanno dato un volto al creatore del profilo incriminato. Dopo l’interrogatorio della donna, il processo è stato rinviato al mese di febbraio.