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Morte di Satnam: i risultati dell’autopsia svelano finalmente cosa è realmente successo quel tragico giorno

Pubblicato il 1 Ottobre 2024

La mancata tempestività nei soccorsi è stata fatale

Satnam Singh si poteva salvare. Questa è la inconfutabile conclusione alla quale sono giunti i medici patologi che hanno effettuato l’autopsia sul corpo del bracciante agricolo indiano, morto lo scorso 19 giugno al San Camillo di Roma a seguito di un incidente sul lavoro presso l’azienda agricola di Borgo Santa Maria. Il medico legale Cristina Setacci ha depositato il rapporto, mettendo in luce gravi carenze nell’assistenza fornita a Singh subito dopo l’incidente.

L’Amputazione e l’Assenza di Pronto Soccorso

La morte di Singh è avvenuta a causa di uno shock emorragico provocato dall’amputazione del braccio destro, secondo quanto affermato nel documento peritale. Il gip Giuseppe Molfese, in occasione del provvedimento restrittivo nei confronti del datore di lavoro, aveva già sottolineato la gravità del comportamento dell’imprenditore, che avrebbe dovuto garantire un “trasporto immediato e indifferibile” verso un pronto soccorso.

“Non è difficile comprendere che un’amputazione comporta il distacco di una parte del corpo, con perdite ematiche immediate e massive,” si legge nel rapporto. Un intervento tempestivo avrebbe potuto salvare la vita di Singh, sebbene la gravità della situazione richiedesse una risposta immediata e ben organizzata. L’assenza di un pronto intervento è stata fatale.

Le Testimonianze e le Indagini

L’imprenditore, Antonello Lovato, è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Secondo il gip, Lovato avrebbe assunto un comportamento disumano: invece di accompagnare il bracciante in ospedale, lo avrebbe lasciato a casa, sottraendogli così la possibilità di ricevere cure salvavita. Gli avvocati della difesa, Antinucci, Perotti e Righi, hanno deciso di non procedere con il ricorso al Riesame.