Da quel giorno, quando subì gravi danni cerebrali cadendo su alcuni massi affioranti dalla neve e battendo la testa, il sette volte campione del mondo di Formula 1 è protetto da un muro di riservatezza e solo poche persone al di fuori della cerchia familiare hanno avuto modo di incontrarlo nella residenza di Gland, paesino della Svizzera dove la riservatezza è, appunto, di casa.
Di certo, Schumi è curato di continuo da un team medico-assistenziale di una quindicina di persone e segue delle terapie, tra cui alcune davvero particolari, come rivela SportBild.
Secondo la testata tedesca, al campione non solo è stato fatto sentire il traffico radiofonico originale dei box, ma è stato anche portato in giro con una supercar, una Mercedes Amg, per stimolare il cervello con suoni familiari.
Dopo l’incidente, Schumacher fu ricoverato a lungo a Grenoble, da dove fu dimesso nel giugno del 2014 per cominciare una fase di riabilitazione, mentre si rincorrevano le ipotesi e i pareri medici sulle sue condizioni, ma raramente di prima mano.
Dopo un breve soggiorno presso un ospedale a Losanna, il campione a settembre venne trasferito nella villa di Gland. Da allora, quasi nessuna informazione è trapelata e i pochi che lo hanno potuto vedere, come l’amico Jean Todt, hanno rispettato il riserbo voluto dalla famiglia.
La moglie Corinna non si è mai lasciata sfuggire nulla e in accordo con i legali ha deciso di non fornire informazioni sullo stato di salute del campione, dato che la situazione è in continua evoluzione e richiederebbe aggiornamenti costanti.
L’ex capo del team Ferrari e presidente Fia, uno dei più assidui frequentatori di casa Schumacher, ha di recente dichiarato che “lui c’è sempre e non mi manca, la sua vita è diversa e ho il privilegio di poter condividere alcuni dei momenti con lui (a volte vedono insieme in tv delle gare di F1, ndr), ma il destino lo ha colpito e non è più il Michael che conoscevamo”.
In questi giorni ha detto qualcosa anche il fratello Ralf, anche lui ex pilota di Formula 1: “Grazie a Dio, grazie alle moderne opzioni mediche, dopo quel brutto incidente si è potuto fare molto, ma niente è più come prima”.
Più improntate al pessimismo le recenti parole dell’ex manager Willi Weber: “Quando penso a Michael adesso, purtroppo non ho più alcuna speranza di rivederlo. Nessuna notizia positiva dopo dieci anni”.
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