Pubblicato il 22 Novembre 2021
Si chiama Roberto Di Blasio l’uomo che sabato scorso, 20 novembre, ha aggredito con una testata Selvaggia Lucarelli che era al Circo Massimo a Roma a fare domande a chi partecipava alla protesta No Green pass
Si chiama Roberto Di Blasio l’uomo che sabato scorso, 20 novembre, ha aggredito con una testata Selvaggia Lucarelli che era al Circo Massimo a Roma a fare domande a chi partecipava alla protesta No Green pass. A denunciare l’aggressione è stata la stessa Lucarelli, che ha raccontato l’accaduto in un tweet: «Sono andata al Circo Massimo per la manifestazione No vax con cappello, occhiali, mascherina – ha scritto Lucarelli su Twitter – Nessuno sapeva chi fossi. Per il solo fatto di chiedere “perché è qui oggi?” sono stata aggredita in ogni modo possibile».
Selvaggia Lucarelli ha poi aggiunto nei commenti che «tutto questo è stato possibile grazie alla totale assenza delle forze dell’ordine nell’area del Circo Massimo». E ha chiarito che l’episodio, uno dei tanti ai danni dei giornalisti in questi ultimi tempi, verrà denunciato.
No vax convinto, in passato era stato denunciato a piede libero dai carabinieri della stazione di Manziana, comune a nord di Roma, per aver violato la quarantena. Nell’ambiente delle manifestazioni è un personaggio conosciuto, avendo partecipato già a diverse proteste. A marzo 2020, Di Blasio era stato raggiunto dalle forze dell’ordine dopo che alcuni cittadini avevano denunciato la violazione della quarantena. L’uomo, che aveva contratto il Coronavirus forse in palestra dove insegnava pugilato, era uscito di casa per fare la spesa in un negozio di alimentari, invece di delegare qualcun altro.
In aiuto di Di Blasio è arrivato Marco Liccione, leader del movimento di protesta “La variante torinese”, che ha cercato di smontare la versione raccontata e documentata con le immagini dalla giornalista di Domani. In un video pubblicato su Facebook, Liccione in sintesi ha detto: «Ero purtroppo per lei presente! Se te le cerchi col mirino, poi non ti lamentare. Questo non vuole dire che si giustifica la violenza».