Pubblicato il 9 Maggio 2024
Nicola Porro, sprezzante, la definisce “telemartire”. Fiorello ironizza immaginandola legata a una delle zampe del cavallo di fronte alla sede Rai di Viale Mazzini, a Roma, coi dipendenti autorizzati a tirarle delle freccette. Un gogna per Serena Bortone, insomma, sulla quale sorride sornione Roberto Sergio presente stamattina a VivaRai2.
Sorride sornione mente Fiorello commenta quel che proprio lui, l’amministratore delegato della televisione di Stato, ha annunciato in commissione di Vigilanza Rai della Camera dei deputati.
“È stato contestato a Bortone, come avvenuto in analoghi casi, il post pubblicato sui social in violazione della normativa della policy aziendale.
Ci sono regole che devono essere rispettate da tutti i dipendenti. La normativa vieta di rilasciare dichiarazioni pubbliche su attività, notizie o fatti aziendali.
La contestazione è un atto dovuto e seguirà l’iter previsto dal regolamento“, ha affermato.
E in un comunicato stampa Viale Mazzini ha spiegato di aver “inviato una lettera di contestazione disciplinare in riferimento al post pubblicato dalla giornalista sui propri profili social il 20 aprile in merito alla vicenda Scurati“.
E’ un caso, di nuovo, la conduttrice di CheSarà, che nel post incriminato rivelò che il monologo dello scrittore Antonio Scurati previsto per la puntata del 25 aprile era stato annullato.
“Come avrete letto nel comunicato stampa, nella puntata di questa sera di “Che sarà” era previsto un monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile.
Ho appreso ieri sera, con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Non sono riuscita ad ottenere spiegazioni plausibili.
Ma devo prima di tutto a Scurati, con cui ovviamente ho appena parlato al telefono, e a voi telespettatori la spiegazione del perché stasera non vedranno lo scrittore in onda sul mio programma su Raitre.
Il problema è che questa spiegazione non sono riuscita a ottenerla nemmeno io”, aveva scritto.
Il caso Bortone scoppia dopo lo sciopero dei giornalisti della Rai che, fra le motivazioni, ha avuto pure “la riduzione a megafono del Governo l’informazione”.