Pubblicato il 26 Gennaio 2022
I cittadini etnei che hanno pagato il prezzo più alto dei tagli ai servizi sociali territoriali a causa della pandemia sono soprattutto gli anziani. A eccezione del Distretto di Gravina di Catania, l’intero territorio etneo ha nei fatti cancellato parecchie risorse per gli anziani tagliando dunque anche i luoghi della socialità, come i centri diurni. A farne le spese, con la conseguente sospensione, sono stati le Asi, Assistenza domiciliare sanitaria integrata, e l’Ada, Assistenza domiciliare domestica.
Lo segnalano la Cgil e lo Spi Cgil di Catania che hanno partecipato agli incontri di riavvio dei Piani di zona per la salute e il benessere sociale, strumenti fondamentali di programmazione dei servizi locali che avevano subito un rallentamento a causa del Covid. Ma i lavori non sono invece ripartiti proprio nel distretto di Catania città.
“Ci preoccupa molto il fatto che il distretto sociosanitario 16 che comprende i comuni di Catania, Misterbianco e Motta S. Anastasia non abbia convocato i tavoli di concertazione. Temiamo che non siano state neppure rimodulate le risorse per i servizi. Non sappiamo dunque come e se verranno impiegati i fondi che dal 2014 ad oggi non erano stati spesi e di cui ora la legge prevede la riprogrammazione, proprio per recuperare i rallentamenti istituzionali e gli effetti devastanti per la popolazione fragile dovuti al Coronavirus – spiegano il segretario generale della Camera del Lavoro, Carmelo De Caudo, insieme alla segretaria confederale Rosaria Leonardi e alla segretaria generale dello Spi Cgil, Giuseppina Rotella –. Come sindacato siamo presenti nella Rete territoriale per la protezione e l’inclusione sociale così come prevede la direttiva regionale 2021, e questo ci consente prima di tutto di concertare le possibili soluzioni su misura per le fasce deboli, ma anche di monitorare quanto si stia facendo a livello istituzionale. Ogni distretto lavora sulla base della propria disponibilità economica e mai come adesso è necessario calcolare e finalizzare per bene ogni investimento. I tre “tavoli tematici” e cioè quelli relativi a minori e anziani, persone non autosufficienti e area povertà ed inclusione sociale, sui quali lavorano i sette distretti dell’area etnea, hanno avuto a disposizione 6 milioni e 162 mila euro; solo a quello di Catania sono stati assegnati oltre 2 milioni di euro. Serve sapere come e quando verranno spesi questi soldi”.
Oltre alla criticità relativa all’assistenza anziani, la Cgil segnala la necessità che i territori affrontino il danno psicologico dei minori a seguito della pandemia; moltissimi sono stati gli episodi di depressione maggiore segnalati ai medici generici e ai consultori, ma spesso tocca alle famiglie provvedere con risorse proprie a eventuali sostegni psicologici. Risorse che in questo particolare momento storico poche famiglie possiedono.
“È necessario intervenire subito organizzando centri di aggregazione per i giovanissimi – concludono De Caudo, Leonardi e Rotella – e c’è anche la pesante questione legata alla violenza sulle donne e all’abbandono scolastico. Anche queste sono aree problematiche afferenti ai servizi sociali e aggravate dalla pandemia, che necessitano di fondi urgenti”.