Il riutilizzo delle acque reflue depurate è un approccio indispensabile al giorno d’oggi per un utilizzo più razionale e sostenibile della risorsa idrica.
Il riuso dell’acqua, infatti, assicura numerosi benefici, in quanto consente di tutelare i corpi idrici superficiali e sotterranei riducendo il prelievo d’acqua. Inoltre, contribuisce a diminuire l’impatto ambientale e garantisce anche vantaggi economici, poiché consente di fornire alla comunità acqua di buona qualità a costi più bassi.
Per questo motivo alcune aziende pubbliche come Gruppo CAP promuovono la depurazione dell’acqua per utilizzi non domestici, una soluzione circolare che fa bene all’ambiente e all’economia.
Nel dettaglio, il gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano dispone di vari impianti in tutta la zona metropolitana del capoluogo lombardo, con cui fornisce, per esempio, acqua depurata impiegata per usi civili e agricoli tramite gli impianti di Assago, Basiglio, Rozzano e Peschiera Borromeo per l’irrigazione dei campi o il lavaggio delle strade.
Dal trattamento di depurazione si possono anche recuperare dei materiali come la cellulosa, come avviene ad esempio nell’impianto di Truccazzano. Altrimenti, è possibile usare i fanghi per produrre energia attraverso l’impiego nei termovalorizzatori o per la produzione di biometano e biocombustibili innovativi, processi realizzati negli impianti i, di Cassano D’Adda e Bresso-Niguarda, sempre gestiti dal Gruppo CAP.
Le opportunità sono molteplici, non a caso il riuso delle acque reflue depurate è uno degli obiettivi dell’Unione Europea per una gestione più efficiente delle risorse idriche.
Nonostante alcune zone come la Città metropolitana di Milano siano all’avanguardia nell’ambito del riuso delle acque reflue depurate e nella valorizzazione dei materiali derivanti dal trattamento di depurazione, a livello nazionale la situazione è ancora molto lontana dai target europei.
Secondo il Libro Bianco 2023 dell’Osservatorio Valore Acqua di The European House, in Italia solo il 4% delle acque reflue prodotte viene riutilizzato direttamente, mentre il 53,4% dei fanghi depurazione è destinato allo smaltimento invece di essere riutilizzato.
Al contrario, soltanto per il riuso diretto delle acque reflue depurate il potenziale immediato sarebbe del 23%: questo significa che si potrebbero recuperare e riusare quasi un quarto delle acque reflue prodotte nel nostro Paese.
D’altronde, l’Italia è prima in Europa per quantità di acqua prelevata per uso civile, con oltre 9 miliardi di metri cubi all’anno, inoltre il consumo idrico raggiunge i 220 litri ad abitante al giorno,a fronte di una media europea di 165 litri. A tutto ciò si aggiunge un’infrastruttura spesso poco curata e obsoleta, specialmente al Sud, con il 25% della rete idrica che ha più di 50 anni.
Per favorire il riutilizzo delle acque reflue è stato introdotto il Regolamento UE n. 2020/741, entrato in vigore dal 26 giugno 2023. La norma europea stabilisce le prescrizioni minime applicabili per il riuso dell’acqua, in più prevede che le acque reflue siano trattate e riutilizzate ogni volta che ciò risulti appropriato.
Si tratta di un’azione normativa finalizzata a contrastare la scarsità d’acqua e il deterioramento della qualità della risorsa idrica, fenomeni sempre più gravi a causa dei cambiamenti climatici, con l’aumento della siccità e delle condizioni meteorologiche imprevedibili.
Le potenzialità previste dall’Unione Europea sono diverse. Innanzitutto, l’UE stima un minore impatto ambientale del riuso delle acque reflue rispetto ad altri metodi di erogazione idrica, come la desalinizzazione e i trasferimenti d’acqua.
Questo approccio contribuirà anche a promuovere l’economia circolare, grazie al recupero dei nutrienti dalle acque affinate utilizzabili in agricoltura per la fertirrigazione riducendo l’uso di concimi minerali.
Ovviamente, sarà importante sviluppare nuove tecnologie per diminuire i costi dei trattamenti di depurazione, rendendo il riutilizzo delle acque reflue anche economicamente più competitivo.
Il trattamento delle acque reflue è una delle priorità dell’Unione Europea per raggiungere l’obiettivo inquinamento zero, tuttavia sarà fondamentale rendere questi processi più efficienti e circolari.
Secondo l’European Environment Agency (EEA), per soddisfare i criteri previsti dal Green Deal Europeo sarà indispensabile usare tecniche all’avanguardia per la depurazione delle acque reflue, affinché gli impianti siano in grado non solo di fornire acqua di buona qualità per impieghi civili, agricoli e industriali, ma anche di recuperare risorse importanti e fornire energia.
La direzione intrapresa è quella di mettere a punto sistemi più efficaci rispetto a quelli convenzionali, per ottenere acqua di qualità superiore dal punto di vista degli standard igienico-sanitari e abbattere le sostanze tossiche e la carica microbica in essa contenuta. Inoltre, sarà essenziale garantire un approccio flessibile per assicurare soluzioni adatte a livello locale, favorendo lo sviluppo di sistemi decentralizzati e specifici per ogni realtà, ma anche un cambiamento negli approcci istituzionali e normativi unito a un consistente programma di incentivi economici e investimenti mirati.
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