Pubblicato il 17 Agosto 2024
Proseguono su diversi fronti le indagini sull’omicidio di Sharon Verzeni, la donna di 33 anni uccisa con quattro coltellate la notte tra lunedì 29 e martedì 30 luglio scorsi in strada a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo.
Da un lato i carabinieri del Ros stanno analizzando la copia forense del suo cellulare per cercare eventuali chat o messaggi nascosti che possano in qualche modo indirizzare verso una pista precisa, verificando il traffico delle sue ultime ore di vita, ma non solo.
Dall’altro proseguono gli accertamenti dei loro colleghi del Ris su alcuni profili genetici prelevati negli ultimi giorni nella zona del delitto, intorno a via Castegnate, da confrontare con le tracce di Dna eventualmente riscontrate sugli abiti e sui campioni prelevati durante l’autopsia sul corpo di Sharon.
Sono alcune decine le persone convocate dai carabinieri per il prelievo del Dna, così come i soccorritori, chi abita nella zona dove è avvenuto l’omicidio o si trovava in zona la sera in cui è stata uccisa, segnalato dalle celle telefoniche.
L’analisi dei profili di Dna ricorda un po’ il caso di Yara Gambirasio, la tredicenne rapita e uccisa il 26 novembre 2010 a Brembate Sopra, paese anch’esso della zona dell’Isola bergamasca (così chiamata perché chiusa tra i fiumi Adda e Brembo) e distante circa 7 chilometri da Terno.
Per l’omicidio di Yara è stato condannato in via definitiva Massimo Bossetti, il cui Dna è risultato essere lo stesso, indicato inizialmente come ignoto 1, trovato sugli indumenti intimi della tredicenne.
A lui si arrivò proprio grazie a un’analisi a tappeto dei profili genetici del territorio.
Allora, però, si trattò di una profilazione a tappeto con oltre 22mila test.